Civita di Bagnoregio, il paese che muore

Abbiamo trovato questa meraviglia quasi per caso, spinti dall'apatia che ti invoglia a cliccare link su link in internet, giusto per perdere tempo e senza prendere minimamente in considerazione l'ipotesi di potersi risvegliare di colpo.
Invece ci destiamo, non appena i nostri occhi incrociano il profilo medievaleggiante di Bagnoregio, immaginandoci già sfilare su quel lungo ponte vestiti da Nano ed Elfa: sospesi sul mondo, verso la fantomatica Terra di Mezzo.
Non credevamo che vederla dal vivo potesse essere ancor più sorprendente, tanto da decidere fin da subito di volerla visitare non una, ma due, tre quattro volte...

Siamo già quota a due, e ad entrambe arriviamo in tardi pomeriggi di primavera, sotto un cielo birichino che ci fa assaporare ogni sorta di condizione meteorologica; sole e caldo, nubi, poi pioggia e vento, nella più perfetta delle cornici fantasy.

Eccola là, poco dopo, maestosa stagliarsi all'orizzonte. Lei, la Civita, appollaiata su un cucuzzolo di tufo.
Verdi vallate e suggestivi calanchi agguantano il colle sul quale pare emergere con forza, quasi a lottare contro la profondità dell'abisso che la vuol inghiottire.
Il Borgo medievale, infatti, è minato dalla continua erosione degli agenti atmosferici che, pezzettino dopo pezzettino, lo fanno sgretolare, lentamente ma inesorabilmente.

Soprattutto dal 1695, anno in cui un violento terremoto causò la distruzione dell'unica via d'accesso alla Civita che portò, ovviamente, al progressivo abbandono da parte dei suoi abitanti. 
Oggi, il paese che muore, come l'ha definito poeticamente uno dei suoi più illustri cittadini, Bonaventura Tecchi, è collegato al resto del Paese da un artificiale ponte di cemento armato che i visitatori devono attraversare rigorosamente a piedi.
Superato, si giunge al grande arco in pietra, la Porta di Santa Maria, sormontata da una coppia di leoni che artigliano due teste umane, simbolo dei tiranni sconfitti dai bagnoresi. 
Si cammina tra le case in pietra, con le strade avvolte da un silenzio reverenziale, interrotto solamente dal brusio di qualche turista.
Dalla piazza principale di San Donato è intrigante avventurarsi per vicoli, cortili e spiazzi a caccia di indizi sugli Etruschi, scoprendo angoli di una bellezza paradisiaca lungo strade prive di macchine, ed ancor valorizzate nel ricordo di un fiorente commercio grazie a pittoresche botteghe d'artigianato. 
Il borgo si lascia andar via non prima di qualche ora e un centinaio di foto nella digitale, con il cuore colmo di malinconia. 
Ma nulla finisce così. E alla sofferenza dello spirito, si può almeno cercare di rigenerare il corpo attraverso sontuose cene in locande/ristoranti, preparate con prodotti tipici della Tuscia, e una vista mozzafiato dalle terrazze.
Qui si assiste ad un curioso gioco di luci ed ombre che danzano incontro alla sera e chiudono il sipario sulla magnifica Civita.
Non resta che salutarla, augurandosi sia di nuovo un arrivederci.

CIVITA DI BAGNOREGIO IN PILLOLE
- periodo migliore: sempre
- durata media: mezza aggiornata abbondante
- difficoltà: 3/5
- accessibilità: al termine del lungo ponte la pavimentazione lastricata e irregolare non permette facile accesso ai disabili motori, ma presso il comune di Bagnoregio è possibile prenotare un servizio di trasporto, gestito dalla Croce Rossa, in grado di arrivare fino alla Cittadella. 

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