San Galgano e la Spada nella roccia

Vorremo raccontarvi una storia.
La storia di un Cavaliere e di una spada nella roccia.
No, non si tratta di Re' Artù e di Excalibur, come molti di voi avranno pensato, ma molto probabilmente si tratta del suo precursore dalla storia altrettanto affascinante.

Parla di San Galgano e siamo nella Toscana del XII secolo, in provincia di Siena, in un paesino chiamato Chiusdino

Secondo la tradizione Galgano fu un figlio a lungo desiderato e destinato, per gli usi dell'epoca, ad una vita da guerriero, allo scopo di affrontare le lotte dei signori locali e guadagnarsi la supremazia politico-militare nel territorio.
In questo contesto ebbe una gioventù improntata al disordine e alla lussuria, ma ben presto si ravvide, e in seguito all'apparizione di San Michele arcangelo provò il tormento di non avere un obbiettivo nella vita.
Galgano allora si ritirò sulla collina di Montesiepi, abbandonò il suo mondo, disgustato dalle atrocità che compiva e che vedeva compiere e si dedicò ad una vita d'eremitaggio e penitenza.
Per dare un segnale forte della sua rinuncia alla violenza prese la sua spada e la conficcò profondamente in una roccia, con l'intenzione di usarla come croce dinanzi a cui pregare anzichè come arma con cui offendere.

Ancora oggi è presente questo piccolo borgo, ed è sperduto tra le colline toscane, in un contesto cosi meraviglioso da meritarsi l'appellativo di Avalon all'italiana.
Appena parcheggiamo l'auto in uno spiazzo a confine d'un cimitero, respiriamo a pieni polmoni l'aria salutare del luogo e ci incamminiamo lungo un viale di cipressi, magici e solitari.
La vista della grande Abbazia del santo ci lascia estasiati. Quel che ne rimane è una splendida chiesa completamente scoperchiata.
Non sappiamo spiegare letteralmente ciò che si prova stando dentro e con lo sguardo rivolto verso il cielo, ma ci assale un senso di impotenza al cospetto di cotanta Grandezza divina ed architettonica...che poco importa del trascorso infausto dell'abbazia, lei è lì, noi siamo lì con lei, e molto probabilmente anche Dio ci accompagna...
In 400 anni, infatti, l'abbazia ha visto crollare tetto e campanile, in seguito a declini e incresciose catastrofi, ma anche se ha perso la sua sacralità, lo spettacolo è sublime, segno tangibile del passaggio della Provvidenza.
Colonnati, capitelli, archi a sesto acuto, la ghiaia che sfrigola sotto i nostri piedi e le nuvole che sfrecciano sopra le nostre teste all'insù, sono un'ode all'arte e ai sensi, opere artificiali in perfetta simbiosi con la natura.
Sebbene non ci stupisca che l'abbazia sia ormai sconsacrata per le condizioni in cui versa, a nostro parere, il connubio non farebbe che acuire il rapporto tra noi, piccoli esseri umani, nei confronti di un Essere Superiore.

Satolli della dolce estasi mistica, decidiamo di raggiungere l'Eremo di Montesiepi sulle ultime tracce di Galgano, mentre seguiamo la strada delle auto in salita, godendo di scorci a dir poco pazzeschi.
L'Eremo, oltre a essere bello oggettivamente, rappresenta il punto simbolico della conversione di Galgano da cavaliere a santo, in cui si trova la leggendaria spada nella roccia, oggi purtroppo o per fortuna, protetta da una teca di vetro.
Ma la suggestiva rotonda di Montesiepi cela altre particolarità, a partire dalla cupola a cerchi concentrici di colore bianco e rosso. 
I cerchi sono 48, un numero dal profondo significato a detta dello psicanalista Jung, dato che tutti i multipli del 4 sono indice di completezza divina e la spada infissa pare proiettarsi verso questi cerchi, diventando l'unico perno terreno intorno al quale ruota l'Universo.
Dietro l'altare, spoglio di arzigogolati dettagli, spicca una semplice monofora che nel giorno del solstizio d'estate crea una misteriosa coincidenza. All'alba filtra un raggio di luce che va a formare un cerchio luminoso sulla parete e piano piano picchia proprio sulla spada a guisa d'un ipotetico osservatorio astronomico.
Diversi studiosi hanno individuato la presenza di una struttura anomala situata a circa 2 mt di profondità, rettangolare, che con il divieto di portarla in superficie non si sa se sia il sepolcro di Galgano oppure un luogo conservativo per qualcosa assolutamente da preservare, ad esempio il famigerato Santo Graal

Nell'annessa cappella, aggiunta alla rotonda ed affrescata da Ambrogio Lorenzetti, sono ammirabili affreschi, ritenuti piccoli gioielli dell'arte, ed una teca contenenti gli arti mummificati di uno dei tre individui che, nel 1181, tentò di estrarre la spada. 
Dei lupi fedeli a San Galgano dilaniarono le braccia del traditore offrendo a noi posteri questa macabra visione.  
INFORMAZIONI PRATICHE
Consiglio per i diversamente abili: sia l'Abbazia che l'Eremo hanno nel loro complesso un paio di gradini da affrontare per essere goduti al meglio, ma non sono affatto difficili da superare. Meritano assolutamente una visita!

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Commenti

  1. Ma dove li scovate questi posticini?????😍 e' meraviglioso!!!!

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    1. In realtà credo che l'abbazia sia abbastanza famosa, nutro però dei dubbi sul fatto che si conoscano queste leggende. Sarebbe pazzesco se il mito di re Artù si basasse sul serio sulla storia di San Galgano!

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  2. Ahhhh io proprio non la conoscevo! Zero! E la faccenda della spada e' pazzesca! Magaaaari! Vi immaginate???

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    1. Secondo noi, si, è più che una suggestione. Sentivamo anche nel programma Voyager della Rai che lo sostenevano. Pare che la storia di San Galgano venga prima del ciclo di Camelot.

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  3. Allora mi cerchero' la puntata!!! Ste e' appassionato del genere. 😍 ed io anche direi...perciò...che meraviglia la nostra Italia!

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