Le macabre verità di Biancaneve


Molte delle tappe sulla "Strada delle fiabe" ci hanno insegnato che all'origine di una storia inventata ci son sempre fatti di cronaca realmente avvenuti.
Non si esime da questa regola persino "Biancaneve e i sette nani", che anzi nasconde retroscena a dir poco raccapriccianti.
Gli adattamenti che tutti conoscono risalgono l'una al 1857 quando i fratelli Grimm scrissero e pubblicarono la loro opera prima, e l'altra al 1937 quando la fiaba comparì sugli schermi di mezzo mondo in un lungometraggio targato Walt Disney, pesantemente rimaneggiato per essere ben digerito dal pubblico non adulto.

La tradizione orale, infatti, colloca la fiaba nel 1812 con dati completamente diversi e agghiaccianti; la "cattiva" di turno, ad esempio, non è la matrigna, ma proprio la madre di Biancaneve, che in preda ad attacchi di cannibalismo voleva uccidere la figlia per divorarle fegato e polmoni già dalla tenera età.
Ed il principe, che pur trovando il corpo della fanciulla in una bara di vetro a distanza di anni, non è lui l'artefice del miracoloso risveglio, bensì i servi di corte, che stanchi della sua attrazione necrofila per il cadavere della ragazza, fan cadere da un pendio la bara mentre la trasportavano al castello; in questo modo dalla bocca di Biancaneve fuoriesce il boccone della mela avvelenata.
Infine cambia pure l'epilogo del racconto. La matrigna non muore accidentalmente in un dirupo grazie ai nani, ma muore di sfinimento e ustioni durante la festa di matrimonio della figlia, costretta per vendetta ad indossare scarpe di ferro arroventato e ballare fino allo stremo.

Percorriamo le landestrasse da Trendelburg verso l'ignoto e ciò che ci sorprende maggiormente è il silenzio. 
In un paesaggio lussureggiante, costellato da villaggi sospesi nel tempo, è un po' per caso e per fortuna che intorno ad Bad Wildungen scoviamo i primi riferimenti alla celebre fiaba. Le bellissime statue dei sette nani, scolpiti nell'atto di andare a lavorare, e l'ingresso di un piccolo museo en plain air che ha tutta l'aria d'essere la loro casetta nel bosco.

Ma chi era davvero Biancaneve?
Per conoscerne la risposta ci rechiamo dove uno storico tedesco, tale Eckhard Sander, pubblicò un'interessante scoperta: nel centro storico del sopracitato paese di Bad Wildungen.
Distante quasi 100 km da Oberweser questo villaggio ospita tipiche case a graticcio, e appena fuori su una collina, un meraviglioso castello sconosciuto.
Per Sander qui nacque la "presunta" Biancaneve, o meglio, la contessa Margaretha Von Waldeck, figlia di Filippo IV. All'età di 16 anni e odiata dalla matrigna, Margaretha, fu allontanata da Wildungen ed obbligata a vivere in condizione di semi-esilio a Bruxelles.
Margaretha, innamoratasi di un principe, il futuro Filippo II di Spagna, attirò su di sè anche l'odio del suocero, che considerava quell'amore "politicamente scomodo", e a soli 21 anni morì in circostanze dubbie.
Fonti storiche, ma non attendibili al 100%, riportano che la fanciulla venne uccisa tramite avvelenamento. Questo perchè a Wildungen dimorava un anziano individuo, appassionato d'alchimia, che mal sopportava i bambini discoli che si divertivano a rubare la frutta, per tanto avvelenò gli alberi di mele di cui il paese era particolarmente ricco.

I fratelli Grimm si dimostrarono geniali nell'attingere da Sander e nell'amalgamare tutti questi componenti storici, ma affinchè venisse steso un racconto completo con dettagli più fiabeschi, diedero adito ad ulteriori autorevoli voci, provenienti non dall'Assia, ma dalla Baviera.

Dunque, riprendendo la macchina, guidiamo per altri 200 km e approdiamo a Lohr Am Main.
Sapevamo dell'esistenza di un castello, però non immaginavamo potesse essere cosi facile trovarlo!
E' subito dietro alla via principale e pedonale del paese, ed è di una piacevolezza sconvolgente.
Un sagomato di Biancaneve ed i sette nani fa capire, appunto, la forte influenza che questo castello ha esercitato sulla fiaba dei fratelli Grimm e apprendiamo che per il personaggio, ed altri elementi, i due scrittori potrebbero essersi ispirati non solo a Margaretha Von Waldeck, ma anche alle vita di Maria Sophia Margaretha Catherina Von Erthal, nata nel 1725 a Lohr.
La fanciulla, orfana di madre, dovette accettare il secondo matrimonio di suo padre con la perfida contessa di Reichestein, che a lei preferiva i suoi figli naturali.
Odiata persino per la sua bellezza, la giovane Maria Sophia subì ogni tipo di angheria fin che fu obbligata ad abbandonare il castello e vivere all'addiaccio nei boschi circostanti come fosse una senzatetto.
Mentre la vanitosa matrigna ordinava specchi d'ogni genere dalle più prestigiose vetrerie per potersi ammirare, e se ne faceva addirittura regalare uno parlante dal marito in grado di ripeterle quanto fosse lei la più bella, Maria Sophia trovò ospitalità da piccoli minatori che lavoravano nelle abbondanti miniere della regione. Questi vennero poi definiti "nani" per nascondere la loro vera identità, ovvero l'essere dei bambini schiavi, provati dalle fatiche disumane e resi deformi dalla malnutrizione e dalle malattie.
Maria Sophia, secondo questa versione, morì di vaiolo oppure avvelenata con il "belladonna", fiore che cresce copioso nei pressi del castello.  

In perfetto stile della Bassa Franconia, il castello ora ospita il museo Spessart dedicato al rapporto tra uomo e natura, Parecchie delle stanze toccano i temi del lavoro nei boschi e nelle miniere...

altre specifiche alla fiaba di Biancaneve e alla matrigna, con un intero pianerottolo rivestito di specchi, tra i quali spicca, in una teca, il diabolico specchio-giocattolo parlante.



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