Fuggita dall'Isis

L'autrice del libro è Sophie Kasiki. 
Anno di edizione: 2016




TRAMA
Sposata e con un figlio di quattro anni, la giovane Sophie lavora come assistente sociale in un centro di integrazione per immigrati alla periferia di Parigi. Tra le molte persone cui si dedica, ci sono anche tre ragazzi musulmani che improvvisamente decidono di partire per la Siria e unirsi all'ISIS. Le loro famiglie ne sono devastate, e Sophie riprende i contatti con in tre, nel tentativo di convincerli a tornare. Ma dopo alcuni mesi di conversazioni quotidiane via Internet accade l'esatto contrario: Sophie è sempre più incerta circa la propria vita, e sempre più attratta dai racconti di una vita diversa e dalle promesse che le fanno. Così, con una mossa sorprendente, dice al marito, cui ha nascosto la propria conversione all'Islam, di aver accettato un lavoro presso un orfanotrofio a Istanbul e parte per Raqqa, la capitale dello Stato islamico, portandosi dietro suo figlio. Lo schiaffo della realtà, completamente diversa da come gliel'hanno scritta i tre "ragazzi", è violentissimo: i foreign fighter si comportano come un esercito di occupazione che opprime i siriani, le donne non possono circolare da sole e senza velo, le scuole sono state chiuse, i contatti con l'esterno sono praticamente impossibili, la violenza è un'esperienza quotidiana - il paradiso è in realtà un inferno. Un inferno dal quale Sophie ora vuole scappare, a ogni costo, soprattutto quando la minacciano di separarla dal figlio.

COMMENTO PERSONALE
Su questo libro non mi sento di scrivere la mia idea politica, ma soltanto di dire che non condivido i motivi per i quali la protagonista ha raggiunto la Siria portandosi con sè addirittura il figlio. Penso che sicuramente lei abbia attraversato un momento non facile, ma io credo che, qualora si attraversi una crisi coniugale, la soluzione non sia scappare, ma parlare. Così come in caso di depressione bisognerebbe curarsi, oppure, farsi aiutare dopo l'insorgere dei primi comportamenti anormali. 
La depressione, purtroppo, è un disturbo serio ed infido. 
Senza eccedere nei giudizi, un'altra cosa che mi ha suscitato rabbia è la leggerezza con cui Sophie ha messo a repentaglio la vita di suo figlio, neanche in nome di una Fede religiosa, ma per ritrovare quella "vitalità" personale perduta, arruolandosi scioccamente in un'organizzazione fondamentalista e cruenta.
Tremenda, anche, l'angoscia del marito. Tenuto all'oscuro di tutto, è stato poi costretto a risolvere la situazione. Al posto suo, non so come avrei reagito. Forse avrei posto il mio aiuto, ma non avrei concesso il mio perdono.

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