Odissea

L'Odissea prende il nome da Odisseo, ovvero colui che i Romani chiamarono Ulisse.
E' composto da 24 libri, detti anche canti.
Questo poema greco viene presumibilmente composto nella Ionia d'Asia intorno al IX secolo a.C., anche se alcuni autori pensano che sia nata intorno al 720 a.C.

TRAMA
Questa opera narra le peripezie che Odisseo è costretto ad affrontare per ritornare, dopo aver combattuto per dieci anni nella guerra di Troia, ad Itaca, la sua tanto e amata patria.
Telemaco, suo figlio, viene a sapere che egli è trattenuto dalla ninfa Calipso, che lo lascia andare solo dopo averne ricevuto ordine da Ermes.
Il dio Poseidone lo aiuta conducendolo direttamente nell'isola dei Feaci, i quali, dopo aver ascoltato tutte le sventure che questi è stato costretto ad affrontare, decidono di offrirgli anche il loro aiuto, portandolo, a sua insaputa, in un piccolo posto nei pressi di Itaca: è da qui che Ulisse fa ritorno a casa, uccidendo i Proci, ovvero tutti i pretendenti di sua moglie Penelope, che gli è rimasta fedele per tutto questo tempo. Dopo aver raggiunto il suo obiettivo, si rivela a sua moglie.
Infine, interviene la dea Atena, la quale fa sì che gli abitanti di Itaca non si vendichino di costui, pur avendo ucciso i Proci, loro figli.

COMMENTO PERSONALE
Chissà perchè ci è venuto in mente di scrivere una recensione su questo libro... dai, chi non conosce l'Odissea e le vicende narrate?
Ma scommetto che non avrete mai provato a leggerla sotto un'altra ottica.. ovvero, non come una storia epica, ma come un'autobiografia, dell'autore o del protagonista (se non è lo stesso) e considerarla come metafora di vita.
Noi ad esempio ci ritroviamo molto in questo libro, e quando ricordiamo Ulisse è inevitabile paragonare le sue avventure, o disavventure se vogliamo, alle nostre.
Egli deve superare mille pericoli e ostacoli, come noi viandanti se affrontiamo uno dei nostri viaggi o semplicemente una gita fuori porta.
Spesso ci imbattiamo in salite acciottolate, dobbiamo stare guardinghi su strade dove non ci sono nemmeno i marciapiedi e troviamo tante di quelle buche che non è certo piacevole passeggiare...in pratica dover scegliere se farsi investire in mezzo alla carreggiata oppure sobbalzare su e giù col rischio di forare le gomme della carrozzina e ribaltarsi è identico che stare tra Scilla e Cariddi...ponderi, ma poi ci si getta all'avventura optando per il male minore.
Anche per entrare nei negozi è un'impresa. Delle volte pare di udire il melodioso canto delle sirene nascosto tra pasticcini, costumi e accessori, ma c'è un enorme gradino che ci impedisce il passaggio...e allora, qualunque sia la voglia del momento non si può far altro che incerarsi le orecchie, e andarsene via per il quieto vivere....perchè se solo ci si mette a questionare con la gente, si scopre quanta ignoranza e superficialità circoli in giro, ed è frustrante dover sempre "litigare" per far valere i propri diritti, soprattutto se ha lo stesso effetto di tirare le perle ai porci...
Insomma, per concludere i paragoni con il viaggio di Ulisse, l'estenuante peregrinare non consiste solo nell'approdo al porto finale, ma piuttosto nel trascendere le prove, accumulando tante, ma tante esperienze.
Il viaggio diventa, per lui e per noi, prova di conoscenza, e un incentivo che ci spinge costantemente a ricercare il nuovo, attratti o meno da ciò che ci è estraneo, allo scopo di confrontarsi, adattarsi e relazionarsi.
Dunque il significato di viaggio è soprattutto nel suo percorso, perchè se vero che la meta può essere sognata e inseguita, talvolta può cambiare all'ultimo momento. Cosi è accaduto a Odisseo, così a volte capita a noi.

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