La finestra sulla latrina

I passi che muoviamo in Slovenia sono ancora timidi e circospetti, a dispetto delle nostre esperienze. Non ne siamo spaventati, è solo che avendo poca dimestichezza con l'ambiente ci vien più facile programmare viaggi al nord che nell'est, ma ora è assolutamente necessario colmare il gap e mettersi in pari anche con questa fetta d'Europa.

Gli sconfinati boschi di cui è ricoperta la regione sono impressionanti, ci attirano meglio di una calamita, ed è impossibile non notarli. Appena si varca il confine sparisce la quantità dei centri abitati italiani e si contano sulla punta delle dita i villaggi slavi disseminati in mezzo tantissimo verde, simili a piccole pecorelle al pascolo.  
Ogni tanto ecco spuntare qualche città, una su tutte la capitale Ljubljana, meravigliosa e sorprendente, alla quale abbiamo dedicato un intero weekend e due post (Un libro curioso intitolato Ljubljana e Sulle ali del drago: Ljubljana)
e altre chicche che non smentiscono la nomea della Slovenia, terra di leggende e folklore. 
A 15 km da Postumia, salendo su un promontorio ombroso tutto curve e tornanti raggiungiamo una meta che ci lascia senza fiato al primo sguardo; Predjama Grad

Questo castello dall'architettura "normalissima", in realtà non rientra in nessuna delle categorie di castelli finora ammirati, perchè è un vero capolavoro d'ingegneria medioevale, incastonato com'è in una grotta scavata nello sperone di roccia verticale a circa 120 metri d'altezza sul fiume Lovka.
Non avevamo mai visto nulla di così grandioso, specie un castello abbarbicato su una montagna, anzi costruito NELLA montagna, e che dopo 800 anni ancora resiste a tutte le cause di deterioramento naturali.
La posizione stessa, dominante ma nascosta, da l'idea di un luogo inespugnabile e suggestivo insieme, forse dimora di un personaggio ambiguo a cui avrebbe divertito la futura diatriba tra i suoi visitatori. Ad oggi c'è chi sostiene fosse un nobile cavaliere valoroso e chi invece sostiene fosse un brigante in malafede. 
Nulla è dato per certo, purtroppo. Quindi non potendo far affidamento né alla Storia, né ad una leggenda univoca, ipotizziamo che la verità stia nel mezzo, e vi raccontiamo di Erasmo di Predjama, in base all'idea che ci siamo fatti su di lui; quella d'un anarchico paladino, estroso e non cattivo, alla Robin Hood
Ascoltiamo lo scroscio delle acque del Lovka unirsi alle incisive melodie medievali dell'area picnic e non ci stupiamo di sentire inquietanti cigolii di catene, grida di furore e scoppi di cannone..
In una specie di torpore mentale siamo tornati indietro nel lontano 1483, anno in cui Federico III d'Asburgo, stanco della riottosità di un suo suddito, mandò un esercito a Trieste per ammansirlo. 
Dal canto suo Erasmo, si diede alle più pazze scorrerie in giro per Vienna, Graz, Ljubljana, e Trieste, facendo proprio come Robin Hood, ovvero rubando ai ricchi per dare ai poveri, suscitando le ire dei potenti e per questo costretto a scappare.
Si rifugiò allora in uno strano maniero, nei pressi di Predjama vicino il confine italico, sicuro d'essere imprendibile. La roccia, la montagna e lo strapiombo gli garantivano sicurezza e qui vi restò asserragliato per un anno e un giorno. 
L'esercito imperiale non avendo alcuna possibilità di attaccarlo, seguirono l'ordine di bloccarlo allo scopo di sfinirlo e prenderlo per fame.
Non avevano fatto i conti, comunque, con l'astuzia di Erasmo, che tramite un cunicolo sotterraneo, trasportava viveri e rifornimenti necessari al suo sostentamento e a quello dei suoi seguaci. 
Si narra che pur di prendersi beffa dell'esercito, inviò nel giorno del martedi grasso, carne e ciliege. 

Quando sembrava tutto risolto, e l'esercito costretto a ritirarsi per uscire dalla situazione d'impasse che si era venuta a creare, Erasmo venne tradito da un suo servitore, avido di denaro che si lasciò corrompere da Ravbar, il luogotenente.

Gli svelò un importate segreto; l'unico luogo che, se colpito al momento giusto, avrebbe potuto uccidere il bandito. La stanza adibita a bagno personale.

Intorno al castello tutto era cosi silenzioso che Erasmo, un giorno, si ritirò esattamente in quel luogo dove i bisogni fisiologici "nemmeno i re possono delegare gli altri a fare" e si chiuse dentro.

Il servitore mandò un segnale luminoso e, d'improvviso, pallottole di pietra cominciarono a volare centrando la finestrella della latrina. 
Erasmo, ignaro del tradimento, sperò in un lieto fine, ma venne colpito in testa e morì sul colpo.

Da questo episodio, secondo me, è nato il famoso proverbio: chi vive sperando, muore c........ ehm, ci siamo capiti!!!

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