Alcatraz Hotel

Una tranquilla mattina di giugno ci ritroviamo catapultati a Kaiserslautern, un'ottima metropoli tedesca da usare come base di partenza per visitare la Renania o alcune delle tappe sulla "strada dei vini" del Palatinato, ma priva di "famosi" punti di interesse.
Soltanto due fanatici delle chicche avrebbero potuto definire "bella" Kaiserslautern ed è esatto confermare che noi l'abbiamo fatto, portando alla luce affascinanti scoperte grazie all'intuito e alla nostra curiosità, che spesso mostrano cose diverse a ciò che realmente si vede.

La giornata tutto sommato trascorre in fretta, quando con un nodo di preoccupazione ci accorgiamo di non aver ancora prenotato un alloggio in cui trascorrere la notte. 
Non volevamo un hotel di lusso o una modesta guesthaus, qui volevamo un posto altrettanto strano e particolare...da pazzi!!

D'un tratto una camionetta verde ci viene a raccattare dalla strada manco fossimo due cani randagi e ci accompagna ad una mastodontica struttura cupa e grigiastra. 
"Sarà un taxi per turisti solitari, e questo è sicuramente un albergo" ci ripetiamo.
Invece, la camionetta entra sbuffando in un cancello arrugginito che immediatamente si richiude alle nostre spalle. Il filo spinato che, avvolto su sé stesso, ricopre le mura dello è stabile è davvero una visione inquietante!
Sull'edificio squadrato campeggia la scritta "Alcatraz".
- "Cosa diavolo sta succedendo? E dove siamo?".- Ci domandiamo smarriti.
Varchiamo la soglia di una porta a vetri, per fortuna senza guardie, anche se una sentinella ci sta aspettando dietro al bancone della hall. 
Con fare imperscrutabile ci consegna una chiave e ci indirizza al terzo piano.
Mina sale ansimando le scale con me in braccio e lo zaino sulle spalle. Ogni pianerottolo è identico all'altro ed è un'agonia dover raggiungere il nostro. 
Camminiamo circospetti lungo un corridoio desolato, poggiando le mani su pareti bicolore bianco-cremisi ed illuminato da una gelida luce proveniente da anonime lampade appese all'alto soffitto. Tutto quanto trasmette freddezza; dal pavimento alle porte delle stanze numerate. Stanze, poi, non credo lo siano. Sembrano delle celle. Si, celle di un carcere...e noi siamo i due galeotti imprigionati.
Ci lasciamo prendere dallo sconforto, mentre appoggiamo lo zaino ai piedi di una branda matrimoniale (per modo di dire) costruita da ex detenuti e che scricchiola ad ogni sobbalzo dei nostri corpi. 
In 18 m² si annida lo stretto indispensabile: un wc con annesso lavabo, un armadietto, una piccola scrivania, zero connessione wifi. Il wifi è un servizio extra, e quando sei in prigione non ti è concesso alcun lusso. 
Ci sentiamo soffocare nonostante la finestrella sopra le nostre teste sia aperta. 
Un forte odore di disinfettante ci impregna le narici, ma non c'è alcun modo per mandarlo via, se non quello di non pensarci.
E' sera ormai, troppo tardi per chiedere l'ora d'aria e gironzolare li intorno; in fondo pure noi siamo stanchi e il divieto di poter comunicare con i nostri cari a casa per l'assenza di connessione internet ci avvilisce. 

D'un tratto udiamo da lontano il vociare di altri sventurati camerati, mentre sbirciamo dallo sportello passa vivande. Le voci si fanno via via più rimbombanti per colpa del vuoto, e chiudiamo lo spioncino prima di essere notati.
Una lingua dura come quella tedesca mette sempre in soggezione, meglio starsene seduti buoni buoni sul letto ad ascoltare i battiti accelerati del nostro cuore, evitando di causare problemi. L'attesa è una lunga sfida a suon di nervi.  
Senza internet, un bagno in cui rilassarsi e con la paura che qualcuno spalanchi la porta da un momento all'altro, non ci resta che un'unica chance: tentare l'evasione

Mina strattona le coperte fino a sradicarle dalla brandina, prova ad intrecciarle a mo' di corda gettandole sulla finestrella aperta. Le sbarre di cui è composta, però, sono troppo strette. Anche avessimo l'appiglio, non riusciremmo mai ad attraversarle. 
Basta, ci rassegniamo. 
Mestamente rimettiamo le coperte a posto, almeno da poter sfruttare di un'apparente calda protezione, e lasciamo che sia il timido alone della luna a vegliare su di noi nel corso della notte.
Nota dei Viandanti
E' stata nostra l'idea di romanzare un episodio che ci è capitato sul serio in quel di Kaiserslautern: dormire in un carcere. 
L'Alcatraz hotel am Japanischen Garten è a tutti gli effetti un albergo che offre l'opportunità di alloggiare in vere celle, sorgendo sopra le ceneri di un ex penitenziario. Ristrutturato sì, ma immutato negli arredamenti, l'hotel al momento della prenotazione permette di scegliere tra diverse tipologie di camere, ovviamente per tutte le tasche. Si passa da autentiche celle (come quella descritta nel nostro racconto), alle suite da "direttori" della prigione dotate di molti comfort. 
Noi personalmente, pur rinunciando ad accorgimenti che avrebbero potuto farci star bene, siamo felicissimi della nostra scelta. Un'emozione in più da mettere nel bagagliaio dei ricordi.

INFO
L'Alcatraz hotel am Japanischen Garten si trova in centro Kaiserslautern, ma è dotato di un ampio parcheggio interno nel quale lasciare l'auto.
per ulteriori info consultare il sito: http://www.alcatraz-hotel.com/

-----> Cliccate qui per vedere tutte le foto dell'Alcatraz Hotel

Commenti

  1. Mamma che ansia! Ho letto il post tutto d'un fiato pensando che foste finiti lì per sbaglio e che aveste trascorso una notte terribile, peggio che in una puntata di "hotel da incubo" ;)

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    1. siiiiiii!!! allora abbiamo un futuro come romanzieri? :D
      Siamo entrati spontaneamente in questo hotel e la notte è stata tranquilla...comunque è vero che tutto è stato lasciato com'era ai tempi del carcere... Senza extra né comfort, che non sono importanti, ma a volte aiutano... e non ti dico i passi che si sentivano nel corridoio! ahahaha :)

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  2. Ma che figata pazzesca! Niente a confronto degli sgabuzzini che ho sopportato all'inizio della mia carriera :D :D
    E comunque potrei sopravvivere a tutto quello che avete descritto tranquillamente...tranne che alla carta igienica razionata (foto in cui c'è Mina). A quella no!

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    1. Ma si!! abbiamo romanzato e fantasticato un po' la descrizione di un hotel particolare, più per quello che rappresenta che per quello che offriva. Non c'erano optional ne extra, e tutto era razionato, come lo sono le cose in una galera. I letti erano originali, fabbricati da ex detenuti, le sbarre alle finestre ecc ecc.. Poi figurati, siamo patiti di film horror, ci vuole ben altro per spaventarci :D
      Ci piace scegliere oltre a cittadine poco conosciute, anche alloggi "strani" (abbiamo recensito pure una tana dei troll e una carovana dei gitani ecc ecc) ma ovviamente dipende dove innanzitutto si decide di viaggiare. Per ora vogliamo esplorare il vecchio continente e se troviamo queste chicche ben venga, altrimenti pernottiamo alla buona, ma con un minimo di comfort. Dovessimo un domani optare per un viaggio in qualche Paese "meno sviluppato" è logico che dovremmo rinunciare agli agi, ma non ci lamenteremmo anzi sarebbe un privilegio perchè ci relazioneremmo meglio con la natura o con la cultura locale. Non so cosa ti sia capitato di trovare, né se gli sgabuzzini li hai scelti tu o se erano gli unici dormitori disponibili :)

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  3. Oddiooooo mi stavo già sentendo una merdaccia ad aver riso su instagram vedendo le vostre foto😂 invece siete LIBERI 😂😂😂 per fortuna. Pensa se davvero foste capitati li per errore😂 aiuto!
    Comunque avete fatto benissimo a scegliere la cella " base". E' una figata! Bravissimi

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    1. Ahahahah 😂😂😂 se non ci facciamo una risata insieme a te, con chi la dovremmo fare? 😂 ... C'è stato un tempo in cui in galera ci sarei finito davvero... Mina ci finirebbe per colpa mia 😂😂

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  4. 😂😂😂😂 povera mina!

    ho appena letto l articolo sul percorso ciclabile in Liguria. 😍😍 una delle prossime domeniche sarebbe bello farlo😍 se il clima ce lo permette 😒

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  5. Ci siamo stupiti per quanto fosse bello! Ed anche di una semplicità estrema..😍 noi abbiamo fatto quel giro in ottobre, giornata caldissima

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