Marken e i fari; fari a metà

In Olanda ci sono paesi molto simili a delle isole, e villaggi che isole lo sono per davvero. Marken ne è un esempio sopraffino. O almeno, lo è stato, considerato che per scopi urbani ha smesso di essere un'isola a tutti gli effetti nel 1957, con la costruzione di una strada in grado di collegarlo alla terraferma.
Però, diciamo la verità, nella vita per quanto si possa migliorare (addirittura cambiare), la propria indole non la si dimentica mai, e il discorso non vale soltanto per le persone, ma anche per i luoghi. Nonostante le moderne modifiche Marken conserva la sua anima dolce e solitaria e ad approdarci si ha l'impressione che il tempo si sia fermato nel XVII secolo. 

Sorvoliamo sui commenti negativi di chi descrive questo posto come un casino e nulla più, noi invece vi garantiamo l'assoluta tranquillità una volta lasciati i parcheggi e i musei cardine dell'isola: quello della storia locale che ripercorre la vita del villaggio dalle sue origini, e il Kompenmakerij, ovvero la fabbrica degli zoccoli di legno olandesi. 
(Consigliamo comunque una sosta, ammesso che non si abbia già visitato lo stesso museo nella più blasonata Zaans Schanse).
E' bene ricordarsi che dietro ogni trappola mangia turisti, si cela sempre qualcosa di meraviglioso: uno scorcio, una viuzza, una panchina appartata, l'importante è crederci e magari camminare un po'. 

Il cielo sereno è completamente sgombro di nuvole, cosa assai rara in Olanda, pertanto ci addentriamo nel centro storico, a misura d'uomo, con pochissimi negozi di souvenir e il campanile della chiesetta protestante che svetta al di sopra delle basse casette.
Lo skyline sembra raffigurare una maestra che accompagna le sue alunne in cortile, tenendosi per mano una affianco all'altra e disposte in file ordinate. Difficile togliersi dalla mente un profilo tanto bello. 
Tutte le casette guardano verso il lago, emanando un forte odore di vernice a specchio scintillante. Gli esterni tirati a lucido con tempera verdastra e nera, contrastano il candore delle bianche finestre, e nemmeno all'esterno ci son dettagli grossolani. Sui davanzali spiccano fiori variopinti, i vialetti vengono curati al millimetro, e le decorazioni son davvero deliziose.

Gira di qua, gira di là, ci muoviamo a casaccio tra le stradine alla perenne ricerca di particolarità da fotografare. 
Non appena becchiamo qualche turista, capiamo che i tour organizzati dei musei sono agli sgoccioli e per noi è arrivato il momento di imboccare una nuova rotta. 
Incrociandoci con gruppi di asiatici e tedeschi, svoltiamo in direzione del porto che paradossalmente è all'ingresso del villaggio.
Un ritorno alla base, quindi, ma in totale isolamento. 
Dal quartiere Kerkbuurt torniamo all'Havenbuurt, il labirintico quartiere dei pescatori. 
A Marken tutti erano dei pescatori. Lo si evince dall'ambientazione in sé, sebbene di quella realtà non resti che il profumo di pescato e un faro per le imbarcazioni. 
Oggi la maggior parte delle dimore son seconde case, o ricordi di arzilli vecchietti che non intendono abbandonare la loro oasi di pace. 
Al di là di alcuni B&B tutte le casette appartengono esclusivamente ai discendenti di coloro che per primi colonizzarono l'isola. 

E a proposito del faro; perchè non metterci sulle sue tracce?
Senza chiedere alcuna informazione (troppo facile scoprire chicche con una guida), facciamo affidamento sul nostro sommario sapere e seguiamo la strada costiera. 
Ignoriamo la corretta ubicazione, l'unica cosa di cui siamo certi è che si trovi a 40 min di distanza. Non poco per delle falcate regolari, figuriamoci per noi che ci muoviamo con lentezza, ingolfati dalla carrozzina. 
Proseguiamo su un sentiero di mattoni finchè il selciato non diventa un serpente d'erba, cosi stretto che le ruote faticano a passare.
Lungo la sconfinata lingua di terra ci guarda ogni sorta di animale selvatico e da fattoria; pecore, mucche, aironi ed oche. All'unisono si domandano cosa ci facciamo li, oppure ci spronano a continuare, ma d'improvviso s'alza un vento insidioso che rende molto faticoso il nostro incedere. 
Che problemi abbiano quelle persone che si rifiutino di raggiungere un obiettivo soltanto perchè non vogliono faticare, proprio non lo capiamo. 
Potessimo far noi tutte le cose che vorremmo, bagneremmo il naso a chiunque, mentre a volte siamo obbligati a riconoscere i nostri limiti, tipo ora, fermandoci malgrado lo spirito battagliero. Ad assalirci è una triste botta di sfiducia mista a scoraggiamento.
Abbiamo mancato l'attrazione per cui avevamo organizzato la scampagnata a Marken e adesso siamo indecisi sul da farsi.

Ci sediamo in contemplazione della folta vegetazione in compagnia del suono del vento, ma tutto ad un tratto sopraggiunge un miracolo a rasserenare il nostro umore.
Dietro un cancello privato un signore molto gentile ci invita ad avvicinarci, per ammirare al meglio quel che ha tutta l'aria d'essere un piccolo faro, o se visto da una diversa prospettiva, una sua metà; la grande lanterna.

Non è identico all'altro, tuttavia lo stupore di trovarsi di fronte ad un secondo faro, in maniera cosi casuale, infonde un'incredibile sensazione di completezza.
Ciò che i temerari avventori avrebbero dovuto scorgere al termine di una lunghissima escursione, noi ce l'avevamo proprio li davanti. La meta dei nostri sforzi. 
Mina mi fa notare che nella forma e nel colore è la copia esatta del "grande faro", soltanto in versione "ristretta". Simile a me, penso, ma il fatto che sia mignon non significa che in funzione sia meno efficace...è semplicemente proporzionato alle nostre possibilità!

Il paragone, espresso a voce alta, ci fa scoppiare in una sonora risata, ed è questa l'ultima immagine che conserviamo di Marken: noi che ridiamo di un destino da viandanti, ancora una volta, magici. 

-----> Cliccate qui per vedere tutte le foto dell'isola di Marken

Commenti

  1. Certe volte poi in un viaggio ma anche in generale ti ritrovi in un posto dove non ti aspettavi di finire, diverso dalla meta prefissata, per scoprire che ti piace magari anche di più. E non ho visto l'altro faro ma questo lo trovo bellissimo, e che dire del paesaggio?

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    1. E' verissimo!! in linea di massima noi abbozziamo un programma, ma poi non va mai come avevamo progettato. Non si comanda mai un viaggio, perché ha una vita propria, e ogni luogo nasconde segreti da scoprire in diretta. La "grande lanterna" è davvero affascinante, si, e già per raggiungerla si cammina per circa 2-3 km in mezzo alla natura, a ridosso del mare. Fantastico!

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