Sacro Bosco di Bomarzo, ove un sasso può diventar scultura

Forse è perchè siamo appassionati di esoterismo che Bomarzo ci ha spinto a visitare il Parco dei Mostri per ben due volte, incuriositi dalla sua atmosfera onirica.
Voluto fortemente dal principe Vicino Orsini, il parco è un viaggio introspettivo nella dimensione della fantasia, dentro la quale è impossibile non porsi una miriade di domande: Perchè le statue, dall'aspetto epico, celano cosi tanti intricati enigmi? Quale messaggio voleva trasmetterci il principe?
E noi, nel corso delle escursioni, abbiam provato a darci delle risposte per stilare un resoconto esaustivo, ma invano, poichè ad ogni visita c'è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, dandoci l'impressione di essere due gocce d'acqua mischiate nella vastità dell'oceano.

Bomarzo, è questo. Adatto a chi ha il coraggio di varcare la soglia della propria coscienza e l'ardire di abbandonare i pensieri egoistici, come recita l'Orco, la scultura più emblematica, che invita ad entrare nella sua bocca spalancata, per calarsi nelle profondità dell'ignoto, o dentro sé stessi se si vuole, e iniziare a vedere Oltre.
Il parco cessa così d'essere per tutti il "Parco dei Mostri" e diventa il Sacro Bosco per pochi. Un nome più consono alla sua essenza.

La sua costruzione risale al XVI secolo, in una zona abitata fin dai tempi degli Etruschi e ricca di tombe tra le pieghe delle colline viterbesi sommerse da massi di tufo e peperino.
Vicino Orsini ebbe l'idea di rispettare i luoghi sacri del popolo etrusco, ma di dare una forma alle pietre, un po' come fece il Giambologna con il Colosso dell'Appenino.
"Bisognava togliere da ogni roccia la corteccia che ricopriva l'immagine essenziale" e ordinò al suo maggior collaboratore e grande architetto Pirro Ligorio di scolpire i massi per assegnare loro un messaggio.
Alla biglietteria, posizionata poco fuori il parco, ci forniscono di mappa, ma a seconda dell'afflusso di gente si può scegliere di non seguire le attrazioni in ordine numerico , bensì d'esplorare il parco al contrario.
Il contesto in cui si concentrano le statue, infatti, è molto ampio, e non ha un senso "giusto", ma considera il Tempietto dedicato alla moglie del principe, Giulia Farnese, l'alfa e l'omega del parco, ovvero il punto in cui sapienza e illusione si sfiorano, al termine o all'inizio di un intimo cammino che percorre le tappe fondamentali della vita fino alla morte e alla conseguente resurrezione dell'anima.
L'ingresso è sorvegliato da due sfingi recanti questo messaggio: "Chi con ciglia inarcate et labbra strette non va per questo loco, manco ammira le famose del mondo moli sette".
Entriamo quindi con rispetto e lo sguardo avido di meraviglie, augurandoci di venir graziati dalle subdole donne leonine.
Una volta superato l'ostacolo decidiamo noi il susseguirsi delle sculture in base alle parole dell'Orsini da decriptare.
"Voi che pel mondo gite errando vaghi
di vedere meraviglie alte et stupende
Venite qua dove son facce horrende
elefanti, leoni, orsi, orchi, et draghi"
Tra le 36 statue son 4 le statue che ci hanno colpito in particolare.

LA TARTARUGA
Accarezzata dal muschio e circondata dallo scroscio di una cascatella, vediamo la placida tartaruga sormontata da una figura femminile. la Fama. Originariamente questa scultura recava ali sulla schiena e due tube nelle mani, a rappresentare allegoricamente la buona e la cattiva nomea.
L'instabilità della fama è data dall'equilibrio precario della fanciulla sul mondo cui si appoggia. anche se la lentezza della tartaruga suggerisce agli uomini di non compiere azioni avventate, che ne comprometterebbero la reputazione, ma di andarci con i cosiddetti "piedi di piombo", cioè con prudenza. La tartaruga sa che in questo modo potrà vincere senza il timore di finire inghiottita dalle fiere, tipo la balena che sta di fronte a lei.
LA CASA PENDENTE
Questa grandissima costruzione l'Orsini l'aveva posizionata all'entrata del parco per dare subito ai suoi ospiti un'emozione forte. Emozione che si tramuta in smarrimento appena ci si introduce nella casa. Le vertigini e l'inquietudine di cadere sono un esempio sbalorditivo della mala-inclinazione che hanno gli esseri umani nei confronti dei vizi, molto più attraenti della sobrietà, e per questo difficilmente contrastabili se non attraverso penitenze ed atti di fede.
IL DRAGO
Come non parlare del Drago? Nostro simbolo e fedele compagno dei Viandanti Magici.
Altrove assume il significato della Forza, nelle fiabe è il mostro terribile e spaventoso, qui rappresenta il Tempo che domina tre belve, un cane, un leone ed un lupo, incarnazione delle stagioni e della ciclicità temporale (presente, passato e futuro).
Un simbolo benevolo, quindi, solare e consacrato agli Dei.
ARPIA
Eccola la, seduta dirimpetto alla sirena, una figura mezza donna e mezza serpente dalle grandi ali di pipistrello dispiegate. Regina dei venti e dei repentini sbalzi d'umore. Può trascinarti verso porti sicuri o il mare in tempesta a proprio piacimento.
Trovarsi dentro il Sacro Bosco lascia una sensazione d'incanto e, al di là di questi esempi, tutte le sculture presenti sono frutto di un'arte superiore.
Per quanto grottesche siano, nascondono l'assoluto genio di Vicino Orsini.

"et dimmi poi se tante maraviglie sien fatte per inganno o pur per arte"

MA CHI ERA VICINO ORSINI?
Vicino Orsini, ideatore e costruttore del Sacro Bosco, nacque a Roma nel 1523.
Apparteneva all'antica casata degli Orsini, il cui capostipite, si narra, venne allattato da un'orsa e fu appunto chiamato Orsino. Da allora l'orso divenne un simbolo araldico, blasone della famiglia di Vicino.

Purtroppo sviluppò deformità fisiche che lo resero inviso ai parenti, in particolare al padre e ai suoi fratelli, e lo trascinarono nella condizione di sentirsi inferiore.
La bruttezza, la gobba e la gamba martoriata lo fecero vergognare di sè stesso, ma ebbero anche il pregio di acuirne l'intelligenza e la sensibilità.

Vicino, nonostante tutto, incontrò l'amore e sposò Giulia Farnese, prematuramente scomparsa.
Trasse la forza di affrontare il lutto proprio dall'orso, e con la sapienza forgiò i primi abbozzi delle sculture per dar vita ad un'opera in grado di sconfiggere la morte.

"Una settimana dopo l'altra il parco, il Sacro Bosco, si concretò nel mio spirito. Era tutto dentro di me, tracciato con ossessionante precisione, prima ancora che fosse finita la prima delle audaci creazioni"

Il Sacro Bosco di Bomarzo dura e durerà nei secoli dei secoli.

INFORMAZIONI PRATICHE
il parco dei mostri o Sacro Bosco si trova
INFORMAZIONI PRATICHE
Il Sacro Bosco o Parco dei Mostri di Bomarzo si trova nel Lazio a circa 20 km dal capoluogo della Tuscia, Viterbo e a pochi passi dall'Umbria.
Davanti alla biglietteria si trova un ampio parcheggio gratuito e all'interno un ristorante self-service ed un negozio di souvenir.

prezzo dei biglietti: 10 euro adulti - 8 euro bambini. 
Gratuito per diversamente abili non autosufficienti - 10 euro accompagnatore.

- accessibilità: seguendo la guida cartacea il parco è accessibile a carrozzine e/o passeggini, anche se non sempre agevole e qualche scultura inarrivabile.


-----> Cliccate qui per vedere tutte le foto del Sacro Bosco di Bomarzo

Commenti

  1. Bellissimo. 😍 io ripeto ...mi rispecchio nell'arpia a giorni alterni 😂😂 e mi piacerebbe entrare nella bocca 😍 e fare un giretto nel mio subconscio... Non male direi. Non male 🙆

    RispondiElimina

Posta un commento

Non inserire link cliccabili altrimenti il commento verrà eliminato. Metti la spunta su Inviami notifiche per essere avvertito via email di nuovi commenti