I murales di Dozza

Un cielo azzurro e l'aria carica di afa, un suggerimento dei nostri fan (che ringraziamo) e il desiderio di Mina di far visita per la seconda volta ad Azzurrina nel Castello di Montebello, ci attirano fuori casa per quello che è l'ultimo weekend di Maggio.
Ci frulla in testa un'idea; scrivere sul blog di un nuovo viaggio itinerante alla scoperta dei borghi dipinti, siano essi quadri o murales, che ci porterà in giro tra varie regioni d'Italia. 

Se da una parte l'itinerario l'avevamo già cominciato raccontando di Valloria, in Liguria, ora lo continuiamo con il variopinto paese di Dozza, nei dintorni di Imola, dato che per raggiungere Azzurrina dobbiamo attraversare tutta l'Emilia Romagna.

Appena usciamo dall'autostrada i dolci pendii dei colli bolognesi ci accolgono in un soporifero abbraccio. Non siamo di casa qui, ma lasciamo lo stesso che la natura ci stupisca con i suoi colori accesi, iridescenti, e che le fragranze di campagna ci riempiano le narici dopo il lungo letargo invernale. 
Gli immensi campi offrono l'ossatura dei prodotti che matureranno; susine, ciliegie, pesche e albicocche. Frutti delicati di una terra generosa.
E poi, in lieve salita, al termine di Via Calanco che ci sembra non finire mai, vediamo stagliarsi un gruppuscolo di case e il cartello locale.
Siamo ufficialmente a Dozza!
Il piccolo nucleo urbano, iscritto al club de "i borghi più belli d'Italia", ha intrinseca la voglia di narrare la sua storia senza oratori. Ci racconta di sé attraverso le immagini dei suoi muri dipinti, e non serve che si vada a caccia; già all'ingresso della porta cittadina appare subito uno dei murales, facendoci capire della quantità reale disseminata in Dozza.
Le cupe origini medievali del borgo vengono del tutto abbandonate a favore delle tinte giallastre e calde degli innumerevoli quadri che sembrano uscire tridimensionalmente dai fianchi delle abitazioni.
Smarrirsi con lo sguardo equivale a compiere un viaggio nel viaggio. Con il naso all'insù e gli occhi sgranati si calpestano viottole selciate che portano dritte alla Rocca Sforzesca, ultima attrazione di un centro storico abbastanza contenuto che fa delle pareti scrostate il suo punto di forza, con le decine di murales che parlano direttamente agli occhi e alle orecchie dei visitatori.
Le uniche due vie di cui è composta Dozza scorrono parallele, permettendo di vivere a pieno il concetto di arte en plein air, libera e democratica, al solo scopo di tramandare le idee di un'intera popolazione.

Idee che non ci fanno impazzire dalla gioia, mentre saliamo da via De Amicis e scendiamo in via XX Settembre. Sarà per questo che, nonostante Dozza ci riempia di bellezze, capiamo che le manca un certo quid affinchè tocchi a pieno le corde del nostro cuore.
Lo spaccato di vita quotidiana emiliano-romagnola raccontato sui muri, si espande fino in Piazza Carducci, ove si concentra la massima vivacità del borgo. Qui vi sono collocate le attività commerciali, soprattutto sotto i pittoreschi portici, che creano camminamenti allegri e curiosi al riparo dalla calura asfissiante.
I murales sono una testimonianza permanente della Biennale del muro dipinto, una manifestazione sorta negli anni 60 che si svolge a settembre di ogni anno dispari e coinvolge oltre duecento artisti con opere in continua evoluzione dando vita ad una straordinaria galleria dove l'arte guadagna senso nel rapporto con lo spazio urbano e nel tempo.
Sotto le pitture è presente una didascalia recante il nome dell'artista e l'anno di produzione, però è raro che ci si soffermi a leggere, lasciandosi piuttosto guidare dall'ispirazione, meta dopo meta, viaggio dopo viaggio, dentro anfratti privati e porte segrete pitturate da storie che van mischiandosi ai sottili strati d'intonaco.
Si può forse affibbiare all'Angelo il titolo di murales più famoso di Dozza, e a ragione è un dipinto meraviglioso.
Una nuda e gigantesca figura dalle sembianze androgine si appoggia ad una porta, quasi a volerla proteggere, in leggera torsione. 
La sua espressione serena trasmette tranquillità e l'ipotesi che possa esistere il Sovrannaturale è data dalle sfumature rosate e l'indefinibile forma delle ali, somiglianti ad un vortice che, gonfiandosi, fan pressione sull'immobilità umana.
Eppure è il Corto Maltese il mio preferito.
Il marinaio, l'avventuriero e "gentiluomo di fortuna" che disincantato quel tanto che basta per non illudersi sulla natura delle persone, viaggia. Viaggia fisicamente e metaforicamente, in cerca di misteri e tragitti che rasentano il sogno e la follia per non fermarsi mai davanti all'ovvio e alle apparenze.
Proseguiamo il giro che sta per concludersi e solo allora ci accorgiamo che Corto stava proprio all'inizio (o alla fine) del borgo.. bastava solo andare a destra... 
Nessun problema, Dozza intera è un contatto diretto con il territorio, un salto nel buio dei colori dell'arte, nei suoi più reconditi significati e in quel che ognuno degli avventori percepisce.

Non è stato, quindi, un caso averlo scovato per ultimo. 
E' stato l'apice di un viaggio tra le pieghe di mille anime.

INFORMAZIONI PRATICHE
Siete curiosi di scoprire la maggior parte dei murales PRIMA di recarvi a Dozza? Volete leggerne i dati, gli autori e la giusta posizione all'interno del paese? scaricate l'App "Guida al Muro Dipinto di Dozza" e avrete la storia e la geolocalizzazione delle pitture più belle a portata di clic.
(app purtroppo non aggiornata all'ultima biennale)

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