Si salpa ad Hoorn


Mentre percorriamo con Letizia la diga Afsluitdijk, lunga 32 km che collega l'Olanda Settentrionale alla Frisia, io e Mina facciamo un gioco: cerchiamo di assegnare una canzone a tutte quelle città che abbiamo visitato durante tour o eventi particolari.
Ci vengono in mente "La Caccia Morta", pezzo heavy metal dei Furor Gallico, da affibbiare a Grazzano Visconti in occasione di Halloween, "In un giorno di pioggia", brano folk dei Modena City Ramblers adatto ai paesini in cui abbiamo celebrato San Patrizio, "Sono io la Morte" di Angelo Branduardi che calza a pennello per il borgo di Clusone, "Something just like this" che ci rievoca Weidenthal e cosi via.
Chissà se anche la città che stiamo raggiungendo potremmo collegarla a qualche canzone...
Si tratta di Hoorn, centro che conta circa 71.000 abitanti situato a 35 km da Amsterdam.

Intanto ci gustiamo il bellissimo panorama dall'alto dell'autostrada sopra la diga, ove ci sembra di fluttuare a pelo d'acqua tra il Mare di Wadden e l'Ijsselmer, il più grande lago artificiale dell'Europa Occidentale, ma sinceramente non vediamo l'ora di arrivare per scoprire l'ennesimo villaggio dei Paesi Bassi davvero poco conosciuto.

L'unica cosa che persino noi sappiamo di Hoorn è che serviva, e serve tutt'oggi, da approdo per marinai e amanti del mare, aspetto non da trascurare ai fini del nostro gioco, tanto che ci frulla già un'idea in testa.
Con la voglia di "navigarla" tutta quanta percorriamo la Veermarkt, la prima via principale immettendoci direttamente in Roode Sten, il cuore pulsante delle attività commerciali grazie ai numerosi caffè e ristoranti che fanno di Hoorn una cittadina dinamica.

Al centro della piazza ammiriamo il monumento dedicato a Jan Pietersz Cohen, uno dei più ragguardevoli Ufficiali della Compagnia delle Indie Olandesi, sebbene bisognerebbe ricordare che Hoorn diede i natali ad un altro esploratore, tal Willem Cornelisz Schouten, il quale nel 1615 circumnavigò il globo assieme a Jacopo Le Marie, scoprendo nuove rotte verso il Pacifico e le attuali isole dell'arcipelago delle Molucche, in Indonesia. Navigò, inoltre, a sud dello stretto di Magellano attraverso un nuovo passaggio verso il punto più meridionale del Sudamerica nel 1616.
A quel tempo, quel lembo di terra che non aveva ancora un nome, venne ribattezzata dal comandante Schouten Kaap Hoor (Capo Hoorn), in onore del suo luogo di nascita.
La scoperta di una rotta alternativa allo stretto di Magellano fu molto importante per l'Olanda, poichè decretò l'inizio dell'età dell'oro, in cui la flotta orange della Compagnia delle Indie Orientali primeggiava nei commerci marittimi con il beneplacito dello Stato.
Nel 1625 tuttavia, durante una spedizione, il comandante morì su quell'isola che oggi è il Madagascar. Alcune isole dell'arcipelago indonesiano e della Guinea, conservano il suo nome; isole Schouten.
E dopo questo breve excursus sulla storia, continuiamo a gironzolare per la piazza, circondati da piccoli gioielli d'architettura olandese d'epoca, che si mescolano in modo egregio alle abitazioni più recenti in stile anseatico.
Gli edifici di maggior rilievo sono, secondo noi, la Weeg, la pesa pubblica sopra la quale spicca l'unicorno, simbolo della città, e li vicino lo Staten College che ospita il Westfris Museum, uno dei migliori della Frisia occidentale.

Pur essendo un comune abbastanza modesto Hoorn non finisce certo qui, e se permettete, consigliamo a tutti di seguire il proprio istinto per continuare l'esplorazione, magari perdendosi all'interno di vicoli e stradine apparentemente "insignificanti" perchè è lì che si nascondono sorprese e scorci inaspettati.

Senza indugio, quindi, anche noi ci affidiamo al caso e imbocchiamo stradine secondarie sulla destra della piazza, dove pensiamo possano trovarsi i canali, invece ci imbattiamo direttamente nella zona portuale. Una vera perla considerati i ristorantini alla moda presenti, ricavati dentro torri e complessi architettonici d'altri tempi che donano fascino e autenticità ad una parte fondamentale di Hoorn.

Stazionando lungo le banchine compiamo un giro su noi stessi per avere una panoramica a 360 gradi, e non sfuggono ai nostri occhi vigili le innumerevoli navi e imbarcazioni da diporto attraccate nel molo, così come le tante statue bronzee di personaggi scolpiti nei gesti più classici della vita marinara.
Se prima ci fossimo domandati che viso avesse il comandante Schouten, la risposta l'avremmo trovata proprio qui, all'ombra della Hoofdtoren, la vecchia porta difensiva risalente al 1532, che si specchia nelle acque dell'Ijsselmeer, riverbero d'antiche glorie.
Sul lato destro del porto è possibile far visita, previa prenotazione, alla replica della Halve Maen, il vascello della Compagnia olandese delle Indie Orientali, che transitò fino alla baia di New York nel 1609 nel tentativo di scovare nuovi passaggi ad Ovest per raggiungere la Cina.

Purtroppo non siamo potuti entrare, ma nonostante cancelli e tornelli chiusi lo splendido vascello si fa intravedere in tutta la sua mole.
L'atmosfera è rilassante e percepiamo un senso di pace e tranquillità, spezzato soltanto dal garrito dei gabbiani.
Facile che la mente prenda il sopravvento e faccia sognare viaggi fra i sette mari alla volta di chissà dove, però certe statue...le barche...il profumo di pesce...non ci fa addormentare del tutto, anzi, ci ispira la canzone giusta per descrivere ancor meglio Hoorn: "Pescatore" di Pierangelo Bertoli e Fiorella Mannoia.
Certo! Non può essere altrimenti.. la ricordate?

Getta le tue reti,
buona pesca ci sarà.
E canta le tue canzoni
che burrasca calmerà.

Pensa, pensa al tuo bambino

al saluto che ti mandò...

Il porto, le navi mercatili, i bambini (che nella realtà non salutavano i padri, ma partecipavano in prima persona alle spedizioni), ci fan venire persino un pizzico di nostalgia, e non possiamo far altro che ascoltarne i sussurri, umanamente impercettibili, che ci legano all'ambiente.
Sono flebili voci dal passato e pare intonino anch'essi canti di gioia e d'amore, in attesa di salpare verso nuovi orizzonti.
Scossi da brividi d'emozione, come Pollicino accarezziamo un'ultima volta l'acqua seguendo le mollichine di pane che ci accorgiamo, solo adesso, Hoorn ha disseminato per noi sotto forma di corni e unicorni.
Sopra diverse case, su cartelli stradali e dietro angoli di cielo campeggiano, come già detto, cavalli magici e corni, dai quali la città ne trae l'etimologia, che inorgogliscono gli abitanti e a noi riconducono verso la zona pedonale, a finir di contemplare chiese in pietra e ben più frivoli negozi di dolciumi.
Il connubio tra sacro e profano, ci regala ancora qualche ora di svago, prima di levare l'ancora, spiegare le vele e appuntare a sud una nuova destinazione.

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