Una giornata ai Casoni di Caorle


Prendete la via commerciale più lunga d'Europa, aggiungete spiagge, porti, valli dove si possono ammirare decine di aironi per oltre 25 km e la solita incontenibile voglia di pedalare. Ecco che salta fuori il percorso ciclabile Lido di Jesolo - Caorle che ti ruba il cuore per la sua semplicità e l'allegria tipica delle località di mare. 
In questo diario di viaggio, però, non vogliamo parlarvi della pista, ma solo dell'ultimo tratto che dal family water park Acquafollie, nel pieno centro di Caorle, conduce ad un quartiere più defilato, l'isola dei pescatori, ricca di Casoni.
Come? Non li avete mai sentiti nominare? Non preoccupatevi perchè anche noi non sapevamo della loro esistenza, prima di questa escursione in bicicletta, credendo anzi di poter vedere simili bellezze lagunari soltanto nella nostra amata Olanda. 
I Casoni sono costruzioni tipiche della zona palustre di Caorle, forse riscontrabili in altre parti d'Italia e d'Europa, ad esempio in Norvegia o appunto in Olanda con il nome di Fishing Lodges, ma in ogni caso diversi da questi che vantano l'originale marchio di fabbrica veneto.

Dall'omonima strada comincia un sentiero monotematico lungo 2-3 km; sulla sinistra abbiamo campi arsi dalla calura quasi estiva, mentre sulla destra i canali e qua e là, tra gli alberi della vegetazione, emergono delle enormi casupole distanti 100 metri l'uno dall'altro.
La loro particolarità consiste nella struttura a forma di "capanna" interamente costituita da canne 100% ecologiche, che dal tetto smussato, scendono a sfiorare il suolo in terra battuta e le fondamenta in legno.
Di primo acchito sembra di trovarsi di fronte ad abitazioni africane piuttosto che del Nord Europa, invece si tratta proprio di rifugi per pescatori che, nei secoli passati, usufruivano durante l'inverno per evitare di scendere a pescare in mare aperto in caso di maltempo. 

Il primo Casone che incrociamo sul nostro cammino è adibito ormai a ristorante, quindi ristrutturato e reso confortevole per gli avventori. Lo si capisce dalla canna fumaria istallata sul tetto e dalla presenza di finestrelle basse allo scopo di disperdere gli odori della cucina, cosa che in realtà i "veri" Casoni non dovevano avere. Eventuali fumi dovevano fuoriuscire dalla porta in legno e dalle fessure delle canne del soffitto in grado di asciugare l'umidità nelle giornate piovose.
Purtroppo a Caorle non sono rimasti tanti pescatori e i comfort dell'era moderna han soppiantato la voglia di trasferirsi in codesti tuguri, ma è già buona cosa che i Casoni resistano e ad oggi servano almeno per uso turistico per far conoscere ai visitatori parte della storia locale.

Alcuni comunque appartengono a famiglie private da generazioni, magari lasciati da nonni o zii in eredità, e al contrario di quanto succedeva anni fa, ora li utilizzano per godersi in relax lembi di campagna e mare in compagnia di amici davanti una buona grigliata di pesce appena pescato.
Non sappiamo quantificare il numero dei casoni visti pedalando lungo il sentiero; una decina lo sono sicuramente, ma la maggior parte di essi si accalcano al termine della ciclopedonale sterrata, quando il tracciato si restringe costringendoci a parcheggiare la Taga e proseguire a piedi.

Ci fermiamo in tutte le capanne, a volte interrompendo barbecue e chiacchiere fra parenti pur di fotografare queste bellezze rurali sapientemente conservate e abbellite.

Uno dei Casoni originali è di proprietà di Raimondo che lascia sempre cancelletto e porta aperti affinchè si possano ammirare gli interni.
A dispetto della sua nomea il Casone è di recente costruzione. L'ha edificato Raimondo stesso sulla base di quelli che furono gli autentici casoni, senza finestre e con le canne raccolte in laguna e lasciate essiccare al sole.

Se fuori è uno spettacolo con i tanti animali da cortile (galline, polli e paperette) che oltre a scorrazzare liberi garantiscono un lauto sostentamento, dentro il Casone l'atmosfera è ancor più idilliaca. C'è gran caldo, ma i profumi di cibo e d'amore per quel luogo cosi familiare si mescolano a formare un unico aroma, che trasmette davvero tutta l'energia dei suoi abitanti vissuti a stretto contatto con la natura e il mare.
E' giunto per noi il momento di percorrere a ritroso il tracciato sassoso e, inforcando la nostra bici special, tornare al centro di Jesolo lasciandoci alle spalle questa piccola oasi di tradizione millenaria.

il Lido di Jesolo, oltre ad una stupenda zona portuale, vanta di una via commerciale che tocca i 12 km di lunghezza ed è sempre stata la mia meta balneare preferita fin da quando ero bambino.
Mi sembrava giusto mostrarla a Mina facendo insieme a lei un tuffo nel passato, alla ricerca dei luoghi che hanno segnato la mia infanzia.
Dalla pineta al faro, 12 km di marcia su una passerella pedonale direttamente sulla spiaggia, per poi riemerge "dai negozi", la strada parallela colma di boutique e pittoreschi ristorantini.
Passando in rassegna tutte le piazze come fossero le stazioni della via Crucis, ritrovo tutti i negozi di allora. La gelateria Stella Polare, ad esempio, era tappa fissa la sera. Era tassativo che prendessi due gusti speciali; chewing gum di colore rosa e stella polare di colore azzurro, un misto tra fior di latte e "nonsoché" con smarties. Non immaginate che gioia aver riassaporato gli stessi gusti dopo 20 anni!!

E poi le gigantesche noccioline di un american pub.
Ora sono un po' cambiate, come sono cambiato io, com'è cambiata Mina (anche se per lei ogni cosa è nuova) ma siamo tutti qua a documentare e ad emozionarci ancora e questo è l'importante.


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