Bratislava, cuore di velluto


Lasciata la Stiria con i suoi maestosi palazzi barocchi e l'adiacente regione di Vienna, entriamo nel Burgerland. Niente più montagne qui, niente edifici lussuosi, solo case basse pur sempre variopinte, ampie distese di vigneti e colline a far da piedistallo a rovine di antichi castelli, che come corvi osservano guardinghi il paesaggio sottostante.
Anche le persone son diverse, caratterizzate da un marcato spirito slavo piuttosto che tedesco.
Il Burgerland è davvero molto diverso dal resto dell'Austria.

Decidiamo di alloggiare in un motel nei pressi di Hanburg an der Donau, a soli 15 km dal confine slovacco. Non avevamo intenzione di recarci nella vicina Bratislava in auto, perchè già prevedevamo le enormi problematiche che avremmo incontrato a cercar parcheggio, cosi di buona lena Mina inforca la TagaBike e alle 9:00 stiamo costeggiando il Danubio in mezzo a campi coltivati di fianco alla ferrovia.
Da qualsiasi posizione è possibile scorgere lo squadrato castello di Bratislava, il punto più alto della città e punto di riferimento per non perdersi, sebbene l'ex dogana non disti poi tanto.
Finalmente, Slovacchia!

Essendo per noi la prima volta in un Paese dell'Est Europa, non sapevamo cosa aspettarci. Di sicuro non le fanfare, eppure quello che vediamo va ben oltre la nostra immaginazione! Uno scenario da film western. Balle di fieno rotolanti, cactus, e tanta afa. No, non esageriamo, cactus non ce ne sono.
La Slovacchia ci accoglie con la stessa desolazione del Texas e soltanto il rombo dei motori sulla superstrada ci tiene a contatto con la realtà.
Al contrario, la pista ciclabile è quasi un burro: ben mantenuta sia attraverso i campi che alla periferia d Bratislava, quando ci tocca attraversare un paio di sottopassi ferroviari rialzati e scendere verso la città.
Al di là di qualche murales non c'è nulla di sconvolgente, finchè non sopraggiungiamo sopra un'area sterrata, conciata da sbatter via e condita da buche della grandezza d'un cratere. Quella, sperando di non interpretare male i cartelli, è una specie di parcheggio esterno al centro storico, dove forse avremmo dovuto mettere la nostra auto. Sembra incustodito, ma quasi sicuramente a pagamento tramite una parking card giornaliera. Secondo me alla fine della giornata ne avremmo trovate due di auto, della serie: oltre al danno, pure la beffa.

Il degrado regna sovrano e per forza di cose, per uscire dal parcheggio, dobbiamo passare da uno stretto pertugio fra erbacce alte mezzo metro e una recinzione pericolante che il tetano può accompagnare solo.
In compenso ci ritroviamo sotto il Duomo, la cattedrale di San Martino, la cui costruzione risale al 1221 suscitando non poche polemiche per la posizione, vicinissima allo stradone principale della città ove ancora è concesso il transito di auto e bus. Malgrado i rimaneggiamenti la chiesa conserva l'originale impianto gotico, e la sua importanza storico-culturale in quanto sede delle incoronazioni dei sovrani d'Ungheria e luogo sacro in cui Beethoven, il 13 novembre 1835, diresse la prima Missa Solemnis.
Da 74 metri d'altitudine sopra le nostre teste si staglia l'immacolato castello di Bratislava. Ovviamente salirci è uno scherzo, sgusciando in stradine leggermente acciottolate proprio di fronte alla cattedrale. Mina ha l'affanno per aver spinto la bici fino in cima, ma il panorama ricompensa ogni fatica.
Il castello, dalla pianta quadrata, par più simile ad una reggia che un castello di quelli che siam abituati a veder noi, ma il bianco splendente delle mura in netto contrasto con le torrette rosse è d'impatto affascinante. Dal belvedere si possono ammirare i migliaia di tetti, anch'essi rossi, della Città Vecchia, l'alquanto tragicomico ponte UFO, e oltre il Danubio la zona "povera" di Bratislava con i suoi palazzoni tristi ed anonimi costruiti in epoca comunista.
Il grigiore del quartiere Petrzalka è un pugno negli occhi se paragonato alla vivacità del centro storico, per certi versi montato a d'arte dai turisti. Bratislava di per sé non è una bomboniera né una meraviglia uscita dalle fiabe, è una cittadina a misura d'uomo che, grazie ai suoi edifici restaurati, tenta di risorgere, come una fenice, dalle ceneri di un odiato recente passato.
A tal proposito non ci dedichiamo subito alle bellezze tipiche della Stàre Mesto, così come farebbero il 95% dei viaggiatori, ma pedalando lenti lungo i marciapiedi delle vie kapitulska, Michalska e Obchodna, arriviamo nel grande parco di via Nàmestie Slobody 3 di fronte al Museo dei crimini e delle vittime del comunismo.
 Il Museo, inaugurato ufficialmente nel 2012 nell'anno in cui la Slovacchia commemorava il 25° anniversario della Manifestazione delle Candele avvenuta nel 1988, l'evento in seguito sfociato nella Rivoluzione di Velluto contro il regime rosso, è spesso e volentieri chiuso, per un evidente fastidio del governo locale.
Abilitato a mostrare, in teoria, oggetti e ad ospitare ex prigionieri politici, in pratica lo troviam serrato, costringendoci a rinunciare alla visita con grande dispiacere.
E' giunto il momento di tornare in centro e stavolta goderci la Stàre Mesto. A distanza si e no di 500 metri ci si trova davanti Palazzo Grassalkovich, sede del Presidente della Repubblica e sorvegliato 24 ore su 24 da una Guardia Nazionale Slovacca. La grandezza del palazzo fa eco a quella della piazza ospitante statue avanguardiste e la fontana con il "mondo della pace".
Al pomeriggio la zona pedonale pullula di gente da ogni dove ed è impossibile fotografare in maniera brillante i vari monumenti.
Passiamo sotto la Torre di San Michele, l'unica porta della città medievale rimasta intatta e appena ne usciamo guardiamo la sua cima. Senza fotografarla (a causa del controluce) scorgiamo, grazie al potente zoom della digitale, una piccola statua che svetta sul cucuzzolo. Secondo una mia logica, a dispetto del nome della torre, si tratta di San Giorgio e non di San Michele arcangelo, poichè la figura umana (e non angelica) è in procinto d'essere attaccata da un drago e non dal diavolo... ergo...
...Continuiamo a passeggiare travolti dai mille odori e colori provenienti dai cafè e negozi, segno d'una fiorente ripresa economica dopo decenni d'abbandono e oppressione comunista.
Sono riapparsi i gialli, i rosa e gli azzurri dei palazzi rinascimentali, e le fontane hanno ricominciato a zampillare.
Ci perdiamo fra le sinuose stradine acciottolate spostandoci di piazza in piazza. Le due principali della Città Vecchia sono Hlavné Nàmestie, il cuore pulsante di Bratislava, incorniciata da splendidi edifici di stampo ungherese nonché salotto sociale e Hviezdoslavovo Nàmestie, con i giardini sui quali si affaccia il Teatro Nazionale Slovacco.

Il Vecchio Municipio, che si affaccia sulla piazza del Palazzo del Primate, nella Hlavné Nàmestie, è un insieme di stili differenti: gotico nella parte esterna, rinascimentale nella corte interna, anche se il grosso delle guglie e la torre difensiva risalente XIV non hanno più l'aspetto originario.
Per secoli è stato tribunale, luogo di ricevimento per ecclesiastici e re, dimora del sindaco ed oggi museo civico della cultura locale.
Da amanti delle leggende non potevamo risparmiarci una capatina nel cortile per scovare la statua che decora la fontana di Roland, lo stesso cavaliere presente nella Marktplatz di Brema che si identifica come il difensore dei diritti degli cittadini. Si dice che allo scoccare della mezzanotte di ogni Capodanno si gira e si inchina in direzione del Vecchio Municipio, riconoscendo il coraggio dei 12 membri del consiglio comunale che sacrificarono loro stessi per salvare la città, oppure un'altra versione lo vedrebbe prendere vita nel giorno del Venerdi Santo e compiere l'intero giro del cortile brandendo la sua spada in segno di protezione.
Saturi di negozietti di souvenir e frotte di turisti usciamo pedalando dal nucleo centrale di Bratislava,  verso la zona orientale con la splendida Chiesa dedicata a Santa Elisabetta d'Ungheria, patrona dei poveri e dei bisognosi. L'edificio religioso è un affascinante esempio di Art Noveau, divenuto popolare per l'originalità della struttura, delle decorazioni e della scelta cromatica che ci fa restare a bocca aperta. Le sue mura sono d'un azzurro intenso, perfettamente combinato al bianco candido che le conferiscono un'aura tanto dolce quanto misteriosa.
A noi sembra sia formata da diversi pezzi di puzzle incastrati tra loro, con un rosone centrale dorato fatto a mosaico in cui, iconograficamente, si racconta un episodio della vita della Santa. A stupirci però sono i triangoli posti nella parte superiore della Chiesa, simbolo degli Illuminati e di controversie sociologiche.
Purtroppo gli orari d'apertura sono molto brevi e, come il museo, la troviamo chiusa. Spiando dalla porta a vetri ci è comunque possibile scattare un paio di foto. Non bastano ad immortalare tutta la delicatezza delle panche azzurre e dei colonnati, ma almeno sono fantasiose. Una lode al genio dell'architetto Edmund Lechner, pioniere della "Chiesa dei puffi".
Ritorniamo verso il centro pedonale che si è fatto tramonto inoltrato. Abbiamo sentito parlare un gran bene della vita notturna slovacca, e i festaioli in effetti son già in fermento, solo che non è necessario ricordare e ricordarci che siamo in bici e che dobbiamo ripercorrere 15 km in bici soli soletti in quartieri periferici, campi e motel... mi sa ci tocca salutare Bratislava.

Una riverenza, e la città è ormai alle nostre spalle.


Commenti

  1. La chiesa " illuminata" di azzurro, ripeto, e' proprio carina. Ed effettivamente, piu che un puzzle, mi ricorda i lego😂
    E la foto nella fontana e' troppo simpatica 😂

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Davanti alla Chiesa blu siamo rimasti a bocca aperta. Ne avevamo già sentito parlare, ma ovviamente trovarsela davanti è tutta un'altra storia. Affascina e sbalordisce! :)

      Elimina

Posta un commento

Non inserire link cliccabili altrimenti il commento verrà eliminato. Metti la spunta su Inviami notifiche per essere avvertito via email di nuovi commenti