Slovacchia essenziale ed invisibile


Ovviamente avremmo potuto scrivere dei paesi visitati in Slovacchia cosi come abbiamo sempre fatto: illustrandoveli uno alla volta, dedicandoci alle emozioni, alle nostre sensazioni. Ma il tour che ci ha portati a scoprire l'intera parte centro-occidentale della Slovacchia ci ha segnato profondamente, e poco importa se non stavamo in Asia o in qualche zona del terzo mondo per cui la fame è davvero una piaga da estirpare, anche qui, nell'Europa dell'est dove a detta di molti è vivo il turismo, abbiamo percepito parecchia tristezza e povertà.
Forse, sotto le indicazioni di un'agenzia esperta non ce ne saremmo accorti, eppure, quando si è soli ed "indifesi", scegliendo imprudentemente di affidarsi all'istinto ci si rende conto dei rischi reali che i posti più isolati possono comportare.

Gli effetti di una storia travagliata che ha visto la Slovacchia schiava di una dittatura rossa e sbrandellata da lotte intestine sono ancora palpabili, soprattutto nei distretti di Zilina e Banska Bystrica. Tanti villaggi, oggi dichiarati patrimonio dell'UNESCO, a ben vedere, sono un agglomerato di case diroccate, antiche, rurali, tanto meravigliose per i turisti quanto una prigione per i coriacei anziani che nonostante guerre e imposizioni statali non hanno mai mollato la loro terra natia, soffrendo le pene dell'inferno.

E' difficile crederci vero? Ormai ogni Nazione, per i viaggiatori più incalliti, luccica di paillette. Bisogna invece scrutare al di là di ciò che c'è all'alba del 2018. Bisogna riflettere sulla storia, su ciò che è stato in base ad un contesto passato, e guardare non solo con gli occhi.
Non si vede bene che col cuore, diceva il Piccolo Principe, l'essenziale è invisibile agli occhi.

Con ciò non vogliamo dissuadervi dall'organizzare un viaggio in Slovacchia, anzi, siamo i primi a desiderare di ritornarci, soltanto sappiate che un eventuale tour on the road in macchina è un completo disagio.

C'è del disagio in Slovacchia, sua maestà.

La rete autostradale è capillare quel tanto che basta a toccare i principali agglomerati urbani, ma se si pretende di trovare delle chicche segrete, si mettano in preventivo ore di sobbalzi lungo strade dissestate e cupi tornanti collinari/montagnosi.

Abbonda il silenzio e scarseggiano i turisti, ristoranti pochi se non nelle grandi città, marciapiedi che fan concorrenza all'Italia...con l'aggravante che i soldi ci sarebbero per sistemarli...nel nostro Paese, in Slovacchia no. Che pensavate?
I parcheggi per l'auto sono un rebus che scippa il cervello. Nella sfortuna, lo ripetiamo sempre, siam fortunati a possedere il tesserino europeo d'invalidità, altrimenti non avremmo capito un'acca della segnaletica.
E restando in tema alfabeto, non vorremmo dirvi A invece che B riguardo i parcheggi, possibili nelle vicinanze dei centri storici soltanto previa autorizzazione o in possesso di un tagliandino (una parking card). Almeno cosi sembra.
In alternativa si può lasciare la propria auto in spiazzi aperti in periferia... augurandosi di ritrovarla.

Ad ogni modo, il nostro battesimo in terra slovacca comincia a Bratislava, a piedi, dopo una breve pedalata di 10 km da Hanburg An Der Donau sul confine austriaco, per poi proseguire verso altri 7 paesi e un itinerario a parte alla scoperta delle Chiese in legno.
La prima cittadina in cui approdiamo, al di là della capitale, è Trencin, vivace e goliardica, nonché protetta da uno dei castelli meglio conservati della Slovacchia. Le lunghe piazze pedonali adorne di "grottesche" fontane ed invitanti eiscafè fan si che la giudichiamo, fin da subito, come la città slava più simpatica.
Qualora non si fosse ancora capito noi siamo amanti dell'imprevedibilità, per tanto, una volta lasciata Trencin abbiam pensato in corsa di deviare verso il castello di Bojnice, uno dei più scenografici d'Europa. Sarà pur vero, ma al suo cospetto non proviamo granché, se non una superficiale attrazione per i suoi esterni, sontuosi e assai bizzarri, che vagamente ricordano lo Schloss Neuschwanstein.
Da Bojnice a Cicmany il passo è breve. 38 km e 44 min in mezzo ai monti Strazov, talmente scuri da non cogliere la differenza con i fitti boschi della Schwarzwalde e poche indicazioni.
Il villaggio, risalente al 1200, conta 110 abitazioni storiche e 36 d'importanza nazionale, tutte costruite in legno nero ed abbellite da ghirigori in calce bianca simili ai ricami delle sarte.
Le casette assumono l'aspetto di biscottini al pan di zenzero, o persino, enormi centro tavola.
Alcuni direbbero si tratti un museo en plain air. In parte lo possiamo confermare, ma attenzione che non è disabitato. A Cicmany vivono circa 200 persone e spiare ove non si può è considerato intrusione!!
Dopo aver esplorato il borgo ricamato è prassi volersi fermare a Zilina. E cosi abbiamo fatto pure noi. Perchè? perchè è il nucleo più attivo dell'omonima regione, leggiamo qua e là. Sappiate che invece è la prima e ultima volta che ci affidiamo agli espertoni del web.
Zilina, nonostante ospiti una fontana di proporzioni abnormi e un cuore costituito da abitazioni molto molto simili a quelle di Fussen, in Baviera, non ha altro da offrire. Abbastanza sporca, fredda ed inospitale è senza dubbio la città che più ci ha delusi, in cui non torneremo e che non sappiamo a questo punto se consigliarvi, poichè c'è sempre la remota possibilità che l'abbiam beccata noi in un giorno sbagliato.
Da Zilina comunque, partono treni, ma soprattutto bus che nell'arco di 60-90 min portano rispettivamente a Cicmany oppure a Vlkolinec, altro paesello dichiarato Patrimonio dell'Unesco, conosciuto da cechi, tedeschi e polacchi ad eccezione degli italiani.
La particolarità di Vlkolinec sta tutta nelle sue deliziose casette dalle tinte color pastello e lo spiovente tetto verticale formato da tante listelle in legno.
Bombardati da una sottile e fastidiosissima pioggia nemmeno Vlkolinec appare il massimo. Scialbo, e privo di scorci non è il genere di paese che ci aggrada. Siamo in procinto di "fuggire", quando scorgiamo una vecchina, dall'aspetto rude ma che infonde tenerezza, lavare stoviglie e utensili da cucina da un "lavatoio" pubblico, ovvero un canale di scolo. All'improvviso ci ricordiamo dove siamo, e per questo non possiamo lamentarci. Per le viottole si respira la vera essenza della Slovacchia, costruita su giochi di nervi. Le guerre han forgiato il carattere crudo del popolo slavo, e adesso Vlkolinec ci piace molto di più.

Finita l'esplorazione riprendiamo la macchina in direzione Banska Bystrica. Fra Zilina e Banska Bystrica ci sono 91 km di pura passione, mica autostradale, che tuttavia non si avvertono volendo fermarsi a dar la caccia alle tantissime chiese in legno sparse in tutta la nazione.
Un itinerario a sé stante, o se preferite il termine, un tour dentro il tour.
Banska Bystrica, a dispetto delle altre, è la città che più ci ha sorpresi in positivo. A livello mediatico è famosa per le gesta di un capo-partito, di cui non sveliamo la posizione, in perenne contrasto con il governo e i cittadini stessi, accusati di appoggiare in toto quell'ideologia che, fino a prova contraria, li ha rovinati a livello economico e sociale.
Benchè anche a noi disturbino certi simboli, vederli ovunque nella piazza principale non ci crea né imbarazzo né sdegno, poichè rispettiamo le ideologie altrui, o meglio, rispettiamo chi ci è morto pur di difenderle. Banska Bystrica è persino un bel comune; ordinato e solare, con una lunga via pedonale dedicata allo shopping e luoghi di culto interessanti.
Purtroppo ogni viaggio on the road ha un inizio ed anche una fine, e per non smazzarsi 1000 km d'un colpo solo è necessario sostare. Da Baska Bystrica, quindi, decidiamo di pernottare in Austria, ma non prima di aver visitato l'ultima città: Komarno.

Komarno è un paese dalla doppia faccia. Cosa significa? Significa che in un sol giorno si fa fatica ad ambientarsi. Che mentre si incontrano persone maleducate, ne saltano fuori altre gentili. Dottor Jackyll e Mr.Hide, insomma.
E l'architettura locale non è da meno! I  "palazzi" del centro storico, salvo la bellissima Chiesa di Sant'Andrea, non esaltano di certo l'ingegno dei suoi costruttori, e pare non si mangi altro che gelato considerate le 4-5 gelaterie poste una di fianco all'altra.
Vi diamo, allora, un consiglio: dal centro fate finta di tornare indietro e guardate sulla sinistra; c'è un vicolo stretto stretto che vi condurrà in piazza Europa... un must. Il lato fiabesco di Komarno.
E' proprio arrivato il momento di lasciare la Slovacchia. La salutiamo in silenzio.
Mina guida, io guardo avanti, incapaci entrambi di proferir parola.
Dopo 6 giorni trascorsi come fossero anni, ci stupiamo di non aver le lacrime agli occhi, e altrettanto di non riuscire a sorridere ad un pensiero felice. La Slovacchia ci ha regalato sentimenti contrastanti, rendendo protagoniste tante situazioni che hanno messo a dura prova la nostra tempra, e sfidato la nostra praticità nel risolvere i problemi. Impossibile ridere. Impossibile vantarsi di aver visto un Paese oggettivamente bello e grandioso. La Slovacchia non lo è. Non lo è stato per noi, e immagino non lo sia per chiunque faccia lavorare il cervello, andando sempre a fondo alle questioni, in preda alla fame del sapere.
La Slovacchia soltanto attrae il cuore. Irrimediabilmente ed inspiegabilmente.
Non è poco.

L'abbiamo già detto, non lo dimenticate mai: l'essenziale è invisibile agli occhi...

Commenti

Posta un commento

Non inserire link cliccabili altrimenti il commento verrà eliminato. Metti la spunta su Inviami notifiche per essere avvertito via email di nuovi commenti