Varcare un confine di Stato senza comprare la vignetta?
Si può fare...se si va in bicicletta!
Stiamo parlando di un itinerario lungo una ciclabile molo frequentata dalle famiglie, tra soste golose e miracoli della natura.
Ufficialmente si chiama R1 e segue il corso del fiume Drava da San Candido, in Sud Tirolo, fino a Villach sul confine austro-sloveno, passando per Lienz dopo "soli" 45 km dalla partenza, considerata meta d'arrivo della prima tappa.
Noi invece decidiamo di fermarci qui, facendo finta che sia la fine dell'intera ciclabile, perchè onestamente non è consigliabile fare molti km con la nostra bici special ed anche perchè per Mina questa è una ciclabile impegnativa non essendo una fanatica dell'esercizio fisico.
Diciamo che l'allettava l'idea di affrontare i 45 km dell'andata, ma non i 45 del ritorno senza prendere il treno, che sarebbero serviti per puro allenamento e per testare la resistenza in vista di una vacanza tutta su due (anzi tre) ruote.
Ci facciamo coraggio grazie ai dati statistici della pista, etichettata "facile", in costante discesa e adatta persino per i bambini. Purtroppo però, chi scrive non mette in preventivo diversi fattori, fra cui un variegato bacino di utenti che va dai ciclisti in erba a dei pazzi a bordo di un mega triciclo (unico solvente al diritto per i disabili di divertirsi), quindi non è detto che sia cosi semplice...
L'inizio ed il termine del percorso è la stazione ferroviaria di San Candido, di preciso il parcheggio gratuito a fianco della banchina del binario 1 dove poter lasciare l'auto e noleggiare bici presso il Papin sport.
Noi ci fidiamo ad abbandonare lì la macchina per un weekend intero, forti della presenza di un comando di polizia e uno dei carabinieri.
Non serve prenotare nulla, ne chiedere permessi; basta presentarsi al mattino presto onde evitare il casino e la maggior parte dei posti occupati... e avere tanto tanto entusiasmo!
Prima di imboccare la ciclabile usciamo in direzione del centro di San Candido, spendendo una buona mezzoretta nella visita del villaggio bomboniera sotto le cime del gruppo Baranci. Il piccolo nucleo storico è un susseguirsi ordinato e preciso di edifici religiosi, uno più bello dell'altro, tipo la Collegiata, la chiesa più antica ed importante del Tirolo, boutique e case variopinte.
Non c'è alcun bisogno di tornare indietro alla stazione per ritrovare la ciclabile; una via laterale ci permette di raggiungerla risalendo i dolci pendii della Val Pusteria, immersi nel verde poco al di sopra dei tetti di San Candido.
Per 7 km il tragitto è talmente asfaltato e liscio da sembrare una pista da bowling su un falso piano che costeggia prati fioriti, animali al pascolo e naturalmente il fiume Drava, che sarà una presenza costante fino a Lienz.
Prato alla Drava rappresenta l'ultima frazione abitata in Italia, dopodiché si entra in territorio austriaco e il paesaggio muta in maniera abbastanza repentina. Sulla pista non c'è nulla che ci faccia accorgere del cambio di nazione, ma oltre la vegetazione riusciamo a scorgere in lontananza la strada trafficata e il cartello che ci dice che abbiamo sconfinato!
Al di là di Pitecolandia (sebbene il SudTirolo sia ad un livello superiore), il panorama ci regala tutto ciò a cui l'Austria ci ha sempre abituati; fitti abeti intervallati da ampie distese d'erba tagliata al millimetro, masi alpini, ruscelli e cascatelle, nonché cataste di legna e profumi di sottobosco e segherie.
Effettivamente se alla partenza ci sorrideva un sole radioso, ora tutti questi alberi ci danno un certo refrigerio dalla calura quasi estiva, e sento Mina tirare un sospiro di sollievo. Pedala pedala non fa differenza il dislivello in discesa, andiamo avanti per inerzia ammaliati soltanto dall'ambiente da favola.
Ogni tot sentiamo la necessità di sostare, soprattutto la mia "Mimi Girardengo" (in bici Mina la chiamo così, si rassegni!), ma non è un peccato data la mole di bellezze naturali che chiedono d'essere fotografate.
Mentre scattiamo foto a ripetizione, penso già di quanto slitterà l'appuntamento al B&B in cui ho previsto di pernottare...Comunque abbiamo a disposizione l'intera giornata, diamine godiamocela!
La seconda e sostanziosa pausa ce la prendiamo a Sillian, uno splendido villaggio governato dal castello Heinfels, che da lontano osserviamo incantati. A Sillian stiamo li per pranzare, trascinati dai mille odorini di pizza e formaggi, e con grande sorpresa conosciamo tanti ristoratori dalla gentile propensione a parlare italiano affinchè si faciliti la comunicazione.
La trattoria scelta si affaccia sulla piazzetta principale, con un ottima visuale sulle attrazioni e sulla nostra TagaBike responsabilmente legata. Del locale apprezzo soprattutto la disponibilità a servirmi un piatto "della casa" in quantità ridotta, che altri tradurrebbero come "menù bimbi" a base di pasta al pomodoro, invece io mi ritrovo davanti ad un piatto di fettuccine al ragù di cervo che sublime è dire poco!!
Rifocillati e carichi di energie abbiamo la sensazione che niente e nessuno potrà fermarci, tranne...la sede della celeberrima Loacker! I famosi wafer, avete presente?
Il richiamo è più forte del canto delle sirene per Ulisse, quindi è inutile che noi tentiam la resistenza.
L'enorme stabilimento è suddiviso in due sezioni: la fabbrica e la parte museale che ripercorre la storia del signor Alfons Loacker, inventore dei biscotti nel 1925.
Nel corso degli anni, quando tutti i dirigenti trasferirono le proprie aziende nelle grandi città, Loacker, controcorrente, spostò da Bolzano la sua pasticceria in mezzo alle isolate montagne.
Da allora il museo offre ai visitatori tantissime iniziative, rivolte per lo più ai bambini. C'è un laboratorio per coloro che vogliono imitare i pasticceri provetti, ricoprendo cialde croccanti con cioccolato o crema al latte o alle nocciole e chiaramente un padiglione espositivo di immagini retrò, annesso al classico negozio nel quale si è "obbligati" a fare acquisti.
Con scaffali ricolmi di prelibatezze vien da sè riempire sacchetti di souvenir e wafer dai troppi gusti persino introvabili in Italia.
Non contenti d'aver saziato gli occhi e svuotato il portafoglio, ci accomodiamo nell'area ristoro all'esterno, desiderosi d'assaggiare fette di torta al tiramsù, quando buffe sagome attirano la nostra attenzione.
Sono gli originali gnomi della Loacker che, disseminati nel parco giochi, pare cantino il loro motivetto. Lo ricordate? "Veniamo giù dai monti, dai boschi e prati in fiore/portiamo con amore la nostra qualità/che bella novità, Loacker che bontà!"
Il giardinetto allestito con scivoli e giostrine allo scopo di intrattenere i bimbi, in pratica è li per noi che in fondo siamo un po' bambini e ci sciogliamo in brodo di giuggiole appena incontriamo tutti i personaggi!
Mestolo, lo gnomo a capo del controllo qualità, Quadratolo, l'intagliatore di wafer a quadratini, Cioccolo l'addetto al cioccolato e Slurpolo, il piccolo divoratore di biscotti sono i nostri preferiti, e lo si capisce anche dai bicchieri che abbiamo comprato...
Trascorsa un'ora abbondante è giunto il momento di rimettersi in marcia verso Lienz.
E' chiaro che siamo in mega ritardo, poichè secondo l'app "Naviki" (una bomba per le ciclopedonali) mancano ancora 30 km e noi ne abbiamo percorsi a malapena 12!
Fortuna vuole che dalla Loacker in poi non c'è nessun'altra tappa irrinunciabile, salvo scorci fenomenali da fotografare; cascate, pozze d'acqua smeraldo e pesciolini saltatori.
La ciclabile si snoda sempre al di fuori dei villaggi, garantendo protezione dal caos urbano, ma con la possibilità di andarci a piacimento, magari per una rapida toccata e fuga in qualche stube.
Il caldo nel nostro caso è opprimente, manco fossimo in piena estate, e la pelle abbrustolita ci fa assomigliare a dei gamberi.
Approfittiamo di pause-Gatorade in quel di Strassen e del successivo comune Abfaltersbach, minuscole gioie ove regna la tranquillità e ci colpiscono le solite chiesette dai tipici campanili a bulbo o affusolati e i masi in legno belli ordinati con i balconi fioriti.
Pedalando sulla destra della Drava ci accorgiamo che i sali e scendi cominciano a farsi più insistenti, brutto segno se si pensa al ritorno, ma è meglio restare concentrati e percorrere gli altri 8 km che ci separano dalla cascata della gola della Galizia.
Ad attenderci v'è una malga sulla ciclabile, che invita tramite un percorso panoramico di circa un'ora a salire su un belvedere per avvicinarci alle acque impetuose di una cascata, però ci tocca rifiutare, talmente stanchi che non vediamo l'ora di arrivare finalmente a Lienz.
La cittadina, capoluogo del Tirolo, dista ormai 2 km.
Nel giro di pochi minuti una rotonda, dirimpetto lo stadio, ci accoglie leggiadra con un messaggio in italiano: Benvenuti a Lienz.
Altrettanto semplicemente troviamo poi il B&B prenotato che, se mai capitaste da queste parti, vi consigliamo.
E' una casa privata molto accogliente, la Privatezimmer Bundschuh, in cui si dorme benissimo, si fa una colazione abbondante e la padrona chiude bici e motocicli all'interno di un garage in legno... meglio di cosi?
Siamo davvero cotti, pertanto lasciamo che sia il nuovo giorno a darci la spinta per esplorare Lienz, prima del ritorno a San Candido.
Si capisce al volo che è sbagliato sottovalutarla a causa delle sue modeste dimensioni.
In realtà Lienz è molto simile ad Innsbruck, priva di tettucci d'oro certo, ma con le stesse identiche abitazioni; strette l'una all'altra e colorate di buonumore ed i tavolini degli eis cafè pronti ad offrire momenti di allegria conviviale.
L'HauptPlatz, la piazza principale, è circondata da palazzi antichi, ma è alquanto strana perchè ingloba la perfezione austriaca, al modo di fare "caciarone" degli italiani, riscontrabili nella voglia di comunicare delle persone e dal brusio generale in sottofondo.
Sarà per questo che viene definita "la città del sole", a parte il clima mite.
Due dei maggiori punti d'interesse sono centralissimi alla zona pedonale; il castello Liebburg, diventato municipio dal 1988 dopo che fu residenza del conte Wolkenstein e la Franziskanerkirche.
Non sappiamo se per coincidenza o per qualche evento particolare, lungo tutte le vie commerciali vi sono esposti i vessilli delle famiglie più rispettabili di Lienz, proprietarie di attività e negozi fin dai vecchi tempi, ed è interessante passarli in rassegna scoprendone simboli e casate.
State sereni che anche togliendole questa peculiarità Lienz si merita almeno mezza giornata, da spendere in lente passeggiate o ad assaporare Sacher e Apfelschorle. Siamo noi che, ahimé, dobbiamo tornare indietro in bici.
Salutiamo Lienz con le lacrime agli occhi.
Stavolta non è soltanto nostalgia...è paura di perdere entrambe le rotule durante il tragitto.
-----> Cliccate qui per vedere tutte le foto della ciclabile San Candido - Lienz
Si può fare...se si va in bicicletta!
Stiamo parlando di un itinerario lungo una ciclabile molo frequentata dalle famiglie, tra soste golose e miracoli della natura.
Ufficialmente si chiama R1 e segue il corso del fiume Drava da San Candido, in Sud Tirolo, fino a Villach sul confine austro-sloveno, passando per Lienz dopo "soli" 45 km dalla partenza, considerata meta d'arrivo della prima tappa.
Noi invece decidiamo di fermarci qui, facendo finta che sia la fine dell'intera ciclabile, perchè onestamente non è consigliabile fare molti km con la nostra bici special ed anche perchè per Mina questa è una ciclabile impegnativa non essendo una fanatica dell'esercizio fisico.
Diciamo che l'allettava l'idea di affrontare i 45 km dell'andata, ma non i 45 del ritorno senza prendere il treno, che sarebbero serviti per puro allenamento e per testare la resistenza in vista di una vacanza tutta su due (anzi tre) ruote.
Ci facciamo coraggio grazie ai dati statistici della pista, etichettata "facile", in costante discesa e adatta persino per i bambini. Purtroppo però, chi scrive non mette in preventivo diversi fattori, fra cui un variegato bacino di utenti che va dai ciclisti in erba a dei pazzi a bordo di un mega triciclo (unico solvente al diritto per i disabili di divertirsi), quindi non è detto che sia cosi semplice...
L'inizio ed il termine del percorso è la stazione ferroviaria di San Candido, di preciso il parcheggio gratuito a fianco della banchina del binario 1 dove poter lasciare l'auto e noleggiare bici presso il Papin sport.
Noi ci fidiamo ad abbandonare lì la macchina per un weekend intero, forti della presenza di un comando di polizia e uno dei carabinieri.
Non serve prenotare nulla, ne chiedere permessi; basta presentarsi al mattino presto onde evitare il casino e la maggior parte dei posti occupati... e avere tanto tanto entusiasmo!
Prima di imboccare la ciclabile usciamo in direzione del centro di San Candido, spendendo una buona mezzoretta nella visita del villaggio bomboniera sotto le cime del gruppo Baranci. Il piccolo nucleo storico è un susseguirsi ordinato e preciso di edifici religiosi, uno più bello dell'altro, tipo la Collegiata, la chiesa più antica ed importante del Tirolo, boutique e case variopinte.
Non c'è alcun bisogno di tornare indietro alla stazione per ritrovare la ciclabile; una via laterale ci permette di raggiungerla risalendo i dolci pendii della Val Pusteria, immersi nel verde poco al di sopra dei tetti di San Candido.
Per 7 km il tragitto è talmente asfaltato e liscio da sembrare una pista da bowling su un falso piano che costeggia prati fioriti, animali al pascolo e naturalmente il fiume Drava, che sarà una presenza costante fino a Lienz.
Prato alla Drava rappresenta l'ultima frazione abitata in Italia, dopodiché si entra in territorio austriaco e il paesaggio muta in maniera abbastanza repentina. Sulla pista non c'è nulla che ci faccia accorgere del cambio di nazione, ma oltre la vegetazione riusciamo a scorgere in lontananza la strada trafficata e il cartello che ci dice che abbiamo sconfinato!
Al di là di Pitecolandia (sebbene il SudTirolo sia ad un livello superiore), il panorama ci regala tutto ciò a cui l'Austria ci ha sempre abituati; fitti abeti intervallati da ampie distese d'erba tagliata al millimetro, masi alpini, ruscelli e cascatelle, nonché cataste di legna e profumi di sottobosco e segherie.
Effettivamente se alla partenza ci sorrideva un sole radioso, ora tutti questi alberi ci danno un certo refrigerio dalla calura quasi estiva, e sento Mina tirare un sospiro di sollievo. Pedala pedala non fa differenza il dislivello in discesa, andiamo avanti per inerzia ammaliati soltanto dall'ambiente da favola.
Ogni tot sentiamo la necessità di sostare, soprattutto la mia "Mimi Girardengo" (in bici Mina la chiamo così, si rassegni!), ma non è un peccato data la mole di bellezze naturali che chiedono d'essere fotografate.
Mentre scattiamo foto a ripetizione, penso già di quanto slitterà l'appuntamento al B&B in cui ho previsto di pernottare...Comunque abbiamo a disposizione l'intera giornata, diamine godiamocela!
La seconda e sostanziosa pausa ce la prendiamo a Sillian, uno splendido villaggio governato dal castello Heinfels, che da lontano osserviamo incantati. A Sillian stiamo li per pranzare, trascinati dai mille odorini di pizza e formaggi, e con grande sorpresa conosciamo tanti ristoratori dalla gentile propensione a parlare italiano affinchè si faciliti la comunicazione.
La trattoria scelta si affaccia sulla piazzetta principale, con un ottima visuale sulle attrazioni e sulla nostra TagaBike responsabilmente legata. Del locale apprezzo soprattutto la disponibilità a servirmi un piatto "della casa" in quantità ridotta, che altri tradurrebbero come "menù bimbi" a base di pasta al pomodoro, invece io mi ritrovo davanti ad un piatto di fettuccine al ragù di cervo che sublime è dire poco!!
Rifocillati e carichi di energie abbiamo la sensazione che niente e nessuno potrà fermarci, tranne...la sede della celeberrima Loacker! I famosi wafer, avete presente?
Il richiamo è più forte del canto delle sirene per Ulisse, quindi è inutile che noi tentiam la resistenza.
L'enorme stabilimento è suddiviso in due sezioni: la fabbrica e la parte museale che ripercorre la storia del signor Alfons Loacker, inventore dei biscotti nel 1925.
Nel corso degli anni, quando tutti i dirigenti trasferirono le proprie aziende nelle grandi città, Loacker, controcorrente, spostò da Bolzano la sua pasticceria in mezzo alle isolate montagne.
Da allora il museo offre ai visitatori tantissime iniziative, rivolte per lo più ai bambini. C'è un laboratorio per coloro che vogliono imitare i pasticceri provetti, ricoprendo cialde croccanti con cioccolato o crema al latte o alle nocciole e chiaramente un padiglione espositivo di immagini retrò, annesso al classico negozio nel quale si è "obbligati" a fare acquisti.
Con scaffali ricolmi di prelibatezze vien da sè riempire sacchetti di souvenir e wafer dai troppi gusti persino introvabili in Italia.
Non contenti d'aver saziato gli occhi e svuotato il portafoglio, ci accomodiamo nell'area ristoro all'esterno, desiderosi d'assaggiare fette di torta al tiramsù, quando buffe sagome attirano la nostra attenzione.
Sono gli originali gnomi della Loacker che, disseminati nel parco giochi, pare cantino il loro motivetto. Lo ricordate? "Veniamo giù dai monti, dai boschi e prati in fiore/portiamo con amore la nostra qualità/che bella novità, Loacker che bontà!"
Il giardinetto allestito con scivoli e giostrine allo scopo di intrattenere i bimbi, in pratica è li per noi che in fondo siamo un po' bambini e ci sciogliamo in brodo di giuggiole appena incontriamo tutti i personaggi!
Mestolo, lo gnomo a capo del controllo qualità, Quadratolo, l'intagliatore di wafer a quadratini, Cioccolo l'addetto al cioccolato e Slurpolo, il piccolo divoratore di biscotti sono i nostri preferiti, e lo si capisce anche dai bicchieri che abbiamo comprato...
E' chiaro che siamo in mega ritardo, poichè secondo l'app "Naviki" (una bomba per le ciclopedonali) mancano ancora 30 km e noi ne abbiamo percorsi a malapena 12!
Fortuna vuole che dalla Loacker in poi non c'è nessun'altra tappa irrinunciabile, salvo scorci fenomenali da fotografare; cascate, pozze d'acqua smeraldo e pesciolini saltatori.
La ciclabile si snoda sempre al di fuori dei villaggi, garantendo protezione dal caos urbano, ma con la possibilità di andarci a piacimento, magari per una rapida toccata e fuga in qualche stube.
Il caldo nel nostro caso è opprimente, manco fossimo in piena estate, e la pelle abbrustolita ci fa assomigliare a dei gamberi.
Approfittiamo di pause-Gatorade in quel di Strassen e del successivo comune Abfaltersbach, minuscole gioie ove regna la tranquillità e ci colpiscono le solite chiesette dai tipici campanili a bulbo o affusolati e i masi in legno belli ordinati con i balconi fioriti.
Pedalando sulla destra della Drava ci accorgiamo che i sali e scendi cominciano a farsi più insistenti, brutto segno se si pensa al ritorno, ma è meglio restare concentrati e percorrere gli altri 8 km che ci separano dalla cascata della gola della Galizia.
Ad attenderci v'è una malga sulla ciclabile, che invita tramite un percorso panoramico di circa un'ora a salire su un belvedere per avvicinarci alle acque impetuose di una cascata, però ci tocca rifiutare, talmente stanchi che non vediamo l'ora di arrivare finalmente a Lienz.
La cittadina, capoluogo del Tirolo, dista ormai 2 km.
Nel giro di pochi minuti una rotonda, dirimpetto lo stadio, ci accoglie leggiadra con un messaggio in italiano: Benvenuti a Lienz.
Altrettanto semplicemente troviamo poi il B&B prenotato che, se mai capitaste da queste parti, vi consigliamo.
E' una casa privata molto accogliente, la Privatezimmer Bundschuh, in cui si dorme benissimo, si fa una colazione abbondante e la padrona chiude bici e motocicli all'interno di un garage in legno... meglio di cosi?
Siamo davvero cotti, pertanto lasciamo che sia il nuovo giorno a darci la spinta per esplorare Lienz, prima del ritorno a San Candido.
Si capisce al volo che è sbagliato sottovalutarla a causa delle sue modeste dimensioni.
In realtà Lienz è molto simile ad Innsbruck, priva di tettucci d'oro certo, ma con le stesse identiche abitazioni; strette l'una all'altra e colorate di buonumore ed i tavolini degli eis cafè pronti ad offrire momenti di allegria conviviale.
L'HauptPlatz, la piazza principale, è circondata da palazzi antichi, ma è alquanto strana perchè ingloba la perfezione austriaca, al modo di fare "caciarone" degli italiani, riscontrabili nella voglia di comunicare delle persone e dal brusio generale in sottofondo.
Sarà per questo che viene definita "la città del sole", a parte il clima mite.
Due dei maggiori punti d'interesse sono centralissimi alla zona pedonale; il castello Liebburg, diventato municipio dal 1988 dopo che fu residenza del conte Wolkenstein e la Franziskanerkirche.
Non sappiamo se per coincidenza o per qualche evento particolare, lungo tutte le vie commerciali vi sono esposti i vessilli delle famiglie più rispettabili di Lienz, proprietarie di attività e negozi fin dai vecchi tempi, ed è interessante passarli in rassegna scoprendone simboli e casate.
State sereni che anche togliendole questa peculiarità Lienz si merita almeno mezza giornata, da spendere in lente passeggiate o ad assaporare Sacher e Apfelschorle. Siamo noi che, ahimé, dobbiamo tornare indietro in bici.
Salutiamo Lienz con le lacrime agli occhi.
Stavolta non è soltanto nostalgia...è paura di perdere entrambe le rotule durante il tragitto.
-----> Cliccate qui per vedere tutte le foto della ciclabile San Candido - Lienz
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