Haarlem tulip stad


Continua la rassegna dei villaggi meno sponsorizzati d'Olanda, raramente presi in esame dalle guide turistiche, e questa volta tocca ad Haarlem

Purtroppo, con chi si limita all'esplorazione delle grandi città, si rischia di non trovare molte informazioni sul web, ma ci pensiamo noi che siamo Viandanti a farvi conoscere chicche di incommensurabile bellezza, introvabili altrove. 
Anche Haarlem le ha e grazie a lei in una sola mattinata abbiamo captato segreti in grado di sbriciolare ogni luogo comune!
Innanzitutto è questa piccola cittadina ad essere la vera capitale dei tulipani (e non Amsterdam come tutti pensano), tanto da meritarsi l'appellativo di Bloemenstad, città dei fiori. 
Secondo, dalla capitale non è nemmeno distante. In venti minuti parcheggiamo la macchina in uno spazio a noi dedicato poco fuori dal centro, a gratis, aspetto non da sottovalutare perchè nei Paesi Bassi non sempre va così di lusso.

Imboccata la Kruisweg oltre il Nieuwe Gracht siamo già nella Grote Markt, la piazza principale. 
Qui si affacciano i monumenti più importanti di Haarlem, come lo Stadhuis il Muncipio, assemblato da parti medievali, rinascimentali e barocche, l'antico mercato delle carni e il museo de Hallen
La nostra attenzione però viene catturata dalla scultura posta all'ombra della Grote of Sint-Bavokerk, la Chiesa Grande di San Bavone, tra l'altro edificio di culto calvinista più grande d'Olanda, e rappresenta Laurens Janszoon Coster. Vi state chiedendo chi sia costui? Ebbene, si tratta del primo tipografo orange della storia e, sembra, sia stato l'inventore della macchina da stampa ben 14 anni prima di Gutenberg! Sfortuna vuole che non vi siano prove a documentare tale "leggenda" pertanto la storia continua e continuerà ad attribuire la rivoluzionaria invenzione al buon tipografo tedesco. 

Anche noi non osiamo pronunciarci, pur adorando ogni forma di mistero e questione opinabile che permettono di vivere a pieno una città al di fuori del suo reale passato. 
Mentre ci accingiamo a leggere trafiletti riguardo l'origine di Haarlem e su quanto abbia sofferto per lo scoppio di incendi che modificarono negli anni l'assetto urbano, notiamo una certa difficoltà nello scattare foto qualitativamente accettabili. 
Alcuni scatti risultano troppo scuri, altri troppo chiari, colpa non solo del tempo variabile, ma appunto del rimaneggiamento della pianta urbanistica. Le case strette dai tipici "tetti" a gradoni e i colori grigio-rossastri, ubicate in strade abbastanza larghe, fanno si che si creino zone d'ombra in netto contrasto con la luce filtrante dai tetti e comunque ci si giri le foto appaiono sfocate, mezze nere e mezze in controluce.

E' un vero peccato, anche se dopo un po' ci vengono due sospetti: o che "Qualcuno" ci sta suggerendo di ritornare (l'avremmo fatto in ogni caso) o che certi paesi è meglio gustarseli in diretta facendosi sopraffare dalle dolci emozioni istantanee.
Emozioni che gli abitanti di Haarlem conoscono bene, nonostante colossali batoste.
Sanno sempre come gioire di un passato glorioso trascorso ai primi posti nei traffici fluviali e nella produttività di beni materiali, quali lino, seta e bulbi di tulipano.
Attraversando i consueti canali ci imbuchiamo in una zona interna, fuori dal nucleo pedonale, chiamata Omvalspoort, ove ad accoglierci vi è un agglomerato di casette in mattoni, dotate di simboli sulle porte che identificano il mestiere dei proprietari.
Senza ritornare nella grande Grote Markt, ci spingiamo lateralmente incrociando la Gedempte OudeGracht e dopo circa 1 km, lungo le sponde dello Spaarne raggiungiamo il Molen de Adriaan, il vecchio mulino a vento costruito nel 1778 sui resti di un'antica torre fortificata. 

La posizione appetibile ce lo fa ammirare in tutti i suoi 12 metri d'altezza e volendo persino visitare, ma preferiamo non complicarci le cose e cosi decidiamo di rimetterci in marcia di nuovo verso la piazza centrale.
Quanto è bella la vita da viaggiatori!

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