L'aromatica Vlkolinec


....Ricapitoliamo: zucchero per la dolce Trencin, impasto secco per Bojnice, cioccolato amaro per Zilina e... Come??? veramente non avete idea di cosa stiamo blaterando??? Avete già dimenticato che, secondo noi, la Slovacchia è una grande torta? Ecco, vi stiamo solo elencando gli ingredienti che abbiamo immagazzinato nella dispensa dei ricordi, nella speranza di riproporvi ciò che noi abbiamo assaggiato in diretta.
Ma cosa manca ancora? ...Ah si, che sbadati, manca la crema di Vlkolinec!
La tappa di cui vi parleremo in questo articolo.

Non so voi, ma pronunciare "-kolinec" a me fa venire in mente l'alcool. E un composto al retrogusto alcolico può piacere o non piacere, a seconda della quantità versata, ma soprattutto può assumere di per sé un sapore tanto delicato quanto bruciante. Lo stesso risultato il paese che ha avuto su di noi.

Arriviamo a Vlkolinec imboccando stradine sempre più strette, anonime, sui lievi pendii collinari,  circondati dai pascoli verdi e dallo sterrato.
Non fosse per qualche turista ceco sembrerebbe d'essere approdati in qualche cava, magari una discarica abusiva dell'adiacente cittadina industriale di Ruzomberok.
Poi, tra distese d'erba e mulattiere in salita, intravediamo le prime casette colorate punteggiare il grigio del cielo. Sono piccole piccole sotto quei verticali tetti in legno scuro, che fan scivolare a terra rametti e acqua, e forse troppo colorate.
Da lontano fingiamo di afferrarle con le mani come fossero pasticcini ricoperti da una glassa di pasta fondente.
L'ingresso, a pagamento per chi intende visitare l'esposizioni dei manufatti locali, fa pensare che tutto sia un grande museo en plain air, invece Vlkolinec è un villaggio genuino.
L'autenticità delle 55 casette, dichiarate patrimonio dell'umanità, sono una delle parti più rudi della Slovacchia.

Il suo nome, contrariamente all'idea che ci siamo fatti, non ha nulla a che vedere con l'alcool, bensì col termine slovacco "vlk" che significa "lupo", tant'è vero che la testa del canide campeggia sullo stemma cittadino.
Un decreto del 1630 afferma che derivi dall'incarico dato agli abitanti di mantenere in ordine le trappole per i lupi della zona, tuttavia una nostra deduzione del 2018 ci suggerisce che il paese abbia dei problemi pure nei confronti dei diversi orsi bruni della zona, spesso avvistati di notte in cerca di cibo nei cortili privati.
Ora, che noi condanniamo qualsiasi tipo di azione violenta volontaria nei confronti degli animali è palese, chiaro però che ci debba essere Stato vigile nel proteggere i cittadini con le adeguate misure di sicurezza, altrimenti è comprensibile la reazione delle persone che vogliono difendere come possono la propria incolumità e quel poco che possiedono.
Vi garantiamo che qui la vita è molto dura, (animalisti siete avvisati, la giustizia sta nel mezzo...)
Inoltre chi oserebbe mettersi di traverso agli slovacchi? hanno un caratterino, ragazzi!
Ma può darsi sia stata eretta per farsi perdonare la statua in legno del feroce plantigrado nell'atto di rugliare ai passanti!
Bando alle frasette goliardiche.
La singolarità di Vlkolinec sta nell'ospitare ancora 19 coriacei abitanti, quasi tutti anziani, "poveri" per scelta, tradizione o per infauste conseguenze.
Vederli compiere certi gesti, così anacronistici e lontani dal progresso, spezza il fiato quanto un pugno allo stomaco.
La vecchina, curva sul pozzetto che noi oseremmo definire canale ed intenta a lavare le stoviglie con la poca acqua presente, è un'immagine ormai indelebile nella nostra mente.
In quel corpicino minuto ed ingobbito c'è un concentrato di personalità, una forza inaspettata contraria alle rughe del tempo.
Di colpo entriamo in profonda sintonia con lei, con il posto, con ogni cosa ci circonda, nella nostra infima dimensione di viaggiatori che sanno andare "oltre". Nel senso più metaforico del termine.
Fisicamente, invece, abbiamo un incedere lento, forse appesantito dal cuore così saturo di realtà discordanti; dolci, aspre, rancide, che non è semplice continuare il giro. Eppure Vlkolinec merita di essere visto anche per come appare.

Al primo bivio scegliamo di salire verso destra, lontano dai cartelli indicanti le fattorie e gli unici punti "vitali" del paese, ritrovandoci da soli di fronte la modestissima Chiesa barocco-classicista cattolica della Beata Vergine Maria costruita in pietra nel 1875.
- Verrà celebrata la messa per queste 19 anime? - pensiamo. Non lo so, ma di sicuro i loro corpi verranno seppelliti a fianco, nel micro cimitero a bordo della strada.
Cambiamo direzione restando comunque nella parte alta del villaggio, e più ci avviciniamo ai "pasticcini" più questi aumentano di dimensione.
Le strane casette mai smontate e rimontate nel corso dei secoli creano un effetto strabiliante e "gustoso". Tanti colori, dal verde menta al giallo limone, dall'azzurro confetto al terra di siena, adagiati su una fetta di cielo bianco panna.
Nel momento in cui si può decidere se osservare il paese da una collina popolata da tanti animali domestici o ridiscendere verso il bivio iniziale, a malincuore optiamo per la discesa consapevoli di non poter strafare.

Le abitazioni si moltiplicano formando un serpentone arcobaleno, bello, bellissimo, ma non abbastanza meschino da celare le sue origini grazie a cotanta bellezza.
Molte di esse son costruite su basamenti in pietra e ricoperte da tronchi e argilla, materiali grezzi semplici da reperire, sfoggiando fioriere curate e rigogliose, mentre altre accumulano macerie e "nulla", nel pieno di diritto degli abitanti ad esibire solo ciò che possono permettersi.
Sindacare nel dettaglio, persino per gli ignari "turisti", equivale violare la privacy altrui, per tanto è consigliabile non inoltrarsi in sentieri esterni alla carreggiata e terminare il tour nel punto più fotografato dell'intera Vlkolinec sotto la lignea torre campanaria.
Le campane della torre, datata 1770, venivano suonate tre volte al giorno: mattino, pranzo e cena, oppure quando moriva qualcuno. Ora sono soltanto un emblema.
Non suonano più, però gli abitanti non ne dimenticano il loro suono, custodendo un'antica tradizione:
Dopo l'ultimo rintocco che celebra la fine della giornata il villaggio si addormenta e si anima di nuove presenze.
Tutte le statue sparse qua e là come fossero semplici feticci ornamentali, in realtà prendono vita, preoccupandosi loro di aiutare gli anziani locali nella salvaguardia del paese.



Commenti

  1. Articolo che lascia sbigottito il lettore: sembra sia un Paese da vivere la Slovacchia dai colori pastello alle tinte fosche. Sarò retorico, ma davvero vi ammiro...

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    1. Grazie Angelo! Quel che tu dici è vero, la Slovacchia non è un Paese particolarmente bello, ma sa come toccare le corde dell'anima. Penso che, come tutti gli Stati slavi, ha tanto da insegnarci. Fai conto che ha affrontato ogni tipo di dittatura, ed ha un popolo che ad oggi cerca di rialzarsi tra gli strasischi di una storia tremenda e un governo non all'altezza. Noi bene o male viviamo nel benessere, stagnante, ma pur sempre presente. Ci lamentiamo troppo di cose che in realtà non abbiamo vissuto o che sono superflue...

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